Un video ripreso della telecamera a circuito chiuso in un stazione della metropolitana di Berlino cattura una sequenza che ha veramente dell'incredibile. L'immagine eloquente di un ragazzo, forze in preda al troppo alcol bevuto, immortala un'azione incomprensibile e immotivata. L'energumeno, con un violento calcio, fa precipitare dalle scale una ignara ragazza di 26 anni che si apprestava a raggiungere i binari della stazione Harmanstrasse.

La giovane colpita alle spalle rotola giù mentre la gang composta da quattro persone festeggia l'atto compiuto.

Ora, le autorità hanno messo una taglia sulla testa dell'uomo che ha sconvolto l'intera Germania.

L'indignazione generale

Un calcio alla schiena, così tanto per, non si vede tutti i giorni. Né tanto meno ai danni di una donna, un gesto xenofobo che ha fatto indignare moltissimo un'ampia platea trasversale; cittadini, cantanti, politici, noti imprenditori e tanti sportivi vicini alle arti marziali. Tutti offrono una ricompensa per la cattura dell'incriminato, e in molti chiedono di poter far due chiacchiere a quattro occhi con l'aggressore.

Nei social network i commenti e gli insulti si sprecano, molti chiedono l'immediata espulsione degli stranieri. Mentre la comunità musulmana più moderata chiama in preghiera i fedeli con l'intenzione di dimostrare il disappunto e offrire aiuto per la cattura della gang.

Un ritardo ingiustificato

Il brutale gesto è avvenuto poco dopo la mezzanotte dello scorso 26 ottobre, ma solo in questi giorni la notizia è stata divulgata dalla polizia e ricevendo fortissime critiche da parte dell'opinione pubblica. In effetti, la Procura competente ha emanato un'ordinanza urgente che costringe la diffusione ufficiale del filmato.

Nel frattempo è stato individuato l'aggressore, si tratta di un cittadino bulgaro di 27 anni. Il quale però, risulta introvabile.

Intanto la stampa tedesca denuncia a gran voce il gravissimo ritardo e punta il dito contro i vertici delle forze dell'ordine. Assicurando che a questo punto il clandestino potrebbe essere tranquillamente tornato in patria.