Un video inedito che mostra Giulio Regeni a colloquio con Mohammed Abdallah, capo del sindacato autonomo degli ambulanti del Cairo che ha registrato le immagini da un telefono nascosto, contiene probabilmente la verità sul caso del ricercatore italiano rapito, torturato e ucciso in Egitto un anno fa. Nelle immagini girate a sua insaputa, Regeni parla con l'ambulante che chiede denaro per curare la propria moglie malata ma rifiuta categoricamente di dargli soldi. Il filmato diffuso dalla tv egiziana Sada El Balad è stato visionato dagli inquirenti italiani che ritengono che sia stato girato dall'uomo con la collaborazione della polizia egiziana.

La richiesta di soldi

Le riprese realizzate il 6 gennaio del 2016 sarebbero state realizzate con un'apparecchiatura in dotazione alla polizia del Cairo, nascosta in un bottone della camicia di Abdallah. Le immagini mostrano il ricercatore friulano che con una padronanza dell'arabo parla con l'ambulante che gli chiede soldi: "mia moglie è malata di cancro e deve subire un'operazione - gli dice l'egiziano - io devo cercare denaro, non importa dove". Regeni si fa scudo e sottolinea di essere un ricercatore, che il denaro non è suo e non può assolutamente utilizzarlo per nessun altro fine che non sia quello accademico. "Sono un accademico, non posso usare il denaro a titolo personale per nessuna ragione", dice.

Ricercatore dell'università di Cambridge, 28 anni, Regeni infatti si trovava in Egitto per scrivere la sua tesi di dottorato sui sindacati indipendenti, tema spinoso in quel paese. La sua tesi, motivata da una forte spinta umanitaria verteva sui venditori ambulanti di cui voleva mettere in luce la povertà e nel video della durata di un'ora e 55 minuti, ma l'effettivo colloquio in lingua araba è di 45 minuti, propone a Mohamed Abdullah incontrato più volte, di aiutare gli ambulanti facendo domanda per una borsa di 10 mila sterline offerta dall'Antipode, una fondazione inglese, nell'ambito di un progetto per l'inclusione sociale destinato ai paesi in via di sviluppo.

Ma per avere i finanziamenti previsti, ci vogliono idee e informazioni. "Cosa è importante per il sindacato? Di cosa ha bisogno?", chiede Giulio all'uomo, ma resta invece inflessibile di fronte alle ripetute e insistenti richieste di Abdallah di avere soldi per usi personali, adducendo la malattia della moglie, poi un intervento chirurgico della figlia.

Un passaggio questo della conversazione ritenuto cruciale dagli inquirenti che hanno visionato molte volte il filmato di cui sono entrati in possesso dal 7 dicembre scorso e hanno autorizzato una diffusione di uno stralcio di circa 4 minuti.

Scomparso al Cairo il 25 gennaio 2016, il suo cadavere con evidenti segni di torture è stato ritrovato 9 giorni dopo lungo la strada che collega Alessandria al Cairo. Trascorso quasi un anno, si cerca ancora la verità. E forse questo video è l'elemento chiave.

Scatta la trappola, Regeni denunciato ai servizi segreti

Evidentemente dopo questo colloqui, Abdallah teme che Giulio lo denunci alla polizia e si scopra il suo doppio gioco. Per questo lo denuncia lui ai servizi segreti, ma secondo quanto emerso dall'inchiesta della procura di Roma, aveva denunciato i suoi rapporti con l'italiano prima del 6 gennaio e concordato anche le riprese con la polizia egiziana.

A ogni modo dopo quell'incontro, l'ambulante contatta gli agenti della sicurezza nazionale. Ma per lui non è una novità perché è un informatore dei servizi segreti e 'tradisce' Giulio nel senso che lo vende come possibile spia britannica.

Su Regeni allora si avvia un'indagine, ma secondo la ricostruzione dei magistrati italiani dopo una settimana il fascicolo viene chiuso perché non emerge proprio nulla. Eppure Abdallah continua a chiamare i servizi. Poi l'esito della storia che sappiamo. Giulio, rapito e torturato, è stato trovato morto per strada. Il 25 gennaio ci saranno manifestazioni in tutta Italia perché si abbia finalmente la verità sul caso Regeni.