Il rischio che si manifestino ulteriori danneggiamenti é alto. Questo ciò che dicono gli esperti ricercatori dell’Ateneo di Padova, che hanno analizzato e mappato la zona archeologica di Nora per fornire più elementi possibili per realizzare uno spettro delle criticità idrogeologiche. Il Sindaco: Vogliamo lo stato di calamità. I danni subiti sono incommensurabili.

Tanti i danni

Dall’ Università di Padova, che da diversi anni lavora sui resti della storica Nora, il monito é chiaro: i presupposti per la richiesta del Sindaco Carla Medau ci sono tutti.

Da diverso tempo, come viene dichiarato dagli studenti, gli scavi archeologici sono preda indifesa del mare e del suo crescere di livello. Come al solito la carta migliore la gioca il clima terrestre, in continuo cambiamento. Tra i danni più evidenti che necessitano di soluzioni rapide troviamo quelli causati alla necropoli orientale, martoriata dalle mareggiate dei giorni scorsi, e lo splendido foro, uno dei ritrovamenti più ben conservati del periodo, che rischia di essere portato via dalle acque.

Le collaborazioni

A cercare una soluzione non solo i padovani: tutti i dati raccolti nel tempo sono al vaglio dell’ENEA (Roma), che collabora a stretto contatto con la Soprintendenza di Cagliari, il CNR oristanese e il Comune di Pula.

Il fine ultimo del lavoro di squadra, quello di trovare il miglior compromesso per mettere in salvo la città capitale dei Noritani. O almeno salvare il salvabile: circa duemilacinquecento anni di storia da preservare, a qualsiasi costo.

Le soluzioni

“Le proposte non mancano” affermano dall’Ateneo di Padova, e aggiungono: “Quel che serve, in primis, sono delle barriere foranee che ci diano un po’ più di tranquillità.

Queste farebbero da protezione per le zone più vulnerabili. Per il resto, possiamo valutare come consolidare le strutture colpite. Abbiamo tanto materiale raccolto negli anni, rilievi terrestri e subacquei per cominciare”.

Gruppo di lavoro

Dall’Università concludono con un invito: “Noi mettiamo tutto a disposizione. Le piante, le sezioni.

I nostri anni di lavoro devono salvare gli scavi, e per questo possiamo collaborare con i tecnici della Regione e del Comune di Pula, perché possiamo trovare insieme alla Soprintendenza un modo per intervenire prima che sia tardi”. Infatti gli esperti garantiscono che non serve tanto tempo a modificare in maniera incisiva Nora: il mare potrebbe prendersi la nostra Nora già in trent’anni se non si agisce nell’immediato. Si lavora ancora per stimare i danni.