Qualcuno poteva forse immaginare che le ferree prese di posizione di Donald Trump, circa immigrazione e la realizzazione di nuove barriere, non suscitassero proteste e fiumi di polemiche? Molto improbabile, critiche e definizioni poco lusinghiere stanno imperversando trasversalmente lungo il corposo universo dei media, la rete su tutti.

L'immediatezza con la quale le nuove leggi restrittive sono divenute esecutive ha creato non poco allarmismo e timore proprio nei settori ove le tensioni da sempre sono quotidianità. Da tensione a caos il passo è breve.

Gli aeroporti statunitensi, crocevia di andirivieni commerciali, politici, sociali, vivono con fibrillazione la proibizione all'accesso, per ora temporale, dei cittadini appartenenti a sette nazioni a maggioranza musulmana. I terminal assumono le caratteristiche di un limbo, all'interno del quale le persone stentano a comprendere quale sia la loro attuale connotazione.

Situazione molto complessa, senza dubbio, e di difficile risoluzione. Il presidente eletto procede imperterrito per la sua strada, a poco servono i commenti di disapprovazione dell'illustre predecessore Obama, la denuncia dell'Onu, le oceaniche manifestazioni di protesta. Insorgono naturalmente anche le tante associazioni per i diritti umani, abituate a dover sempre più spesso aumentare i toni della discussione.

Questa volta hanno messo a disposizione l'assistenza giuridica per gli stranieri bloccati negli aeroporti, quali Los Angeles, Boston, Chicago, Atlanta, New York. Si attende inoltre l'esito della sospensione alla espulsione degli stranieri già giunti negli aeroporti degli States, disposta da un giudice federale di Brooklyn.

Basta così?

No, è proprio dell'ultimo momento la decisione del presidente Trump di licenziare l'attuale ministro della Giustizia Sally Yates, rea di avere ordinato, ai legali del suo dipartimento, di non appoggiare il decreto sull'immigrazione in Tribunale. La Yates costituiva l'ultima rappresentante del gruppo di Obama, ora è stata prontamente sostituita da Dana Boente, procuratore del distretto orientale della Virginia.