La macchina preventiva italiana contro il terrorismo islamico sembra funzionare efficacemente. Dal gennaio 2015 ad oggi sono stati espulsi ben 135 individui perché considerati vicini agli ambienti jihadisti.

Collegato ad 'Anis Amri', l'attentatore di Berlino

L'uomo in questione, un tunisino di 32 anni con dimora ad Ancona, avrebbe avuto contatti con un membro dell'Isis a sua volta collegato al killer di Berlino, Anis Amri, ucciso dalla polizia a Sesto San Giovanni nella notte del 23 Dicembre scorso. Ma non è stato questo ad attirare l'attenzione degli investigatori.

Come spesso accade in questi casi, con l'avvento del Web 2.0 sono proprio i social networks a fornire gli indizi più rilevanti. La pagina Facebook dell'uomo presentava chiari segni di avvenuta radicalizzazione, tramite una serie di post inneggianti all'autoproclamato Stato islamico. L'uomo, già conosciuto dalle autorità per aver commesso reati di rapina e lesioni personali aggravate, è stato bloccato la notte del 24 Dicembre nei pressi di Falconara Marittima. Trasferito al Cie di Torino, è stato imbarcato da Malpensa su un volo diretto per Tunisi.

Internet: pericoloso bacino di radicalizzazione

Internet: croce e delizia dell'antiterrorismo. Se da un parte attraverso i social networks è possibile individuare preventivamente soggetti in via di radicalizzazione, dall'altra è altrettanto vero che l'ideologia salafita è veicolata principalmente online.

Si ritiene che l'avvento di internet abbia velocizzato il processo di radicalizzazione attraverso il continuo fiorire di siti estremisti, chat rooms e altri luoghi d'incontro virtuali che fungono da efficaci vettori dell'l'ideologia jihadista. Il brainwashing online appartiene al terrorismo moderno che fa di internet lo strumento principale per il reclutamento di giovani musulmani su larga scala. In più occasioni è stato dimostrato come alcuni individui abbiano abbracciato l'ideologia jihadista con il solo aiuto di mouse e tastiera, senza frequentare ambienti estremisti di vario genere.