Se Donald Trump si dimostra coerente con i proclami della sua campagna elettorale, così come ha fatto fino ad oggi, la cooperazione tra Stati Uniti e Russia sulla questione siriana è possibile. Spettatore (ed insieme attore protagonista) certamente interessato ai futuri rapporti tra le due superpotenze è il presidente Bashar al-Assad. Ha ormai le spalle saldamente coperte da Mosca e Teheran e, in attesa di comprendere le reali intenzioni della Turchia, guarda con fiducia in direzione di Washington, specie se Trump tiene fede alla sua dichiarazione di non interferire sulla politica interna di Damasco in quanto "utile nella lotta all'Isis".

Assad si mantiene prudente, ma giudica in maniera positiva gli eventuali nuovi equilibri in Medio Oriente, determinati dal possibile dialogo tra Putin e Trump. Al contrario, attacca senza mezzi termini l'Unione Europea e la NATO. Tutto questo mentre ad Astana si svolge il secondo ciclo di colloqui sui negoziati di pace tra il suo governo e l'opposizione arabo-sunnita moderata.

Stati Uniti, Unione Europea e NATO

Il numero uno dei governo di Damasco ha concesso un'intervista ai media belgi. Assad giudica "positiva per la Siria e per il mondo una possibile cooperazione tra Russia e Stati Uniti" ma allo stesso modo mette le mani avanti. "Credo sia presto per esprimere un parere, non ci sono ancora effetti pratici".

Non ha invece dubbi quando gli viene chiesto un parere sul ruolo che l'Unione Europea e l'Alleanza Atlantica possono avere sulla questione siriana. "Nessun ruolo - ha detto - perché non si può avere un ruolo per la ricostruzione della Siria mentre si sta ancora cercando di distruggerla. Bruxelles ha supportato miliziani che erano estremisti da sempre.

Ora tanto l'Unione Europea quanto la NATO prendano una posizione chiara sulla sovranità della Siria e la smettano con il supporto ai terroristi". Bashar al-Assad esprime "fiducia in merito al secondo ciclo di colloqui in Kazakistan" che hanno l'obiettivo di rafforzare la tregua in atto dallo scorso 30 dicembre tra il governo ed i ribelli.

"Sono due i passaggi fondamentali per la pace in Siria - ha sottolineato - ed il primo è la lotta al terrorismo e la difesa del Paese dall'Isis, da Al Nusra ed Al Qaeda. Il secondo step è la ripresa dei dialogo tra le diverse componenti della Siria, perché è necessario che si difenda l'unità del Paese e che siano soltanto i siriani a decidere del loro futuro". Sempre nell'arco di febbraio sono in programma i negoziati sotto l'egida dell'ONU, inizialmente previsti per l'8 ma poi rinviati al 20.

La denuncia di Amnesty International

Sebbene in questo momento la visione del mondo occidentale nei confronti del leader di Damasco abbia perso in parte quel marchio di 'dittatore sanguinario' che gli era stata attribuita fino a non tantissimi mesi addietro, nuove accuse di pesanti violazioni dei diritti umani gli sono state mosse da Amnesty International.

La nota ong ha pubblicato un rapporto, supportato dalla testimonianza di 84 persone, relativo ad una "politica di sterminio messa in atto nelle carceri siriane. In cinque anni, dal 2011 ad oggi, sono state impiccate circa 13 mila persone, civili sospettati di essere oppositori del governo. Una vera carneficina".