Dopo il caso dell'insegnante britannico, di fede musulmana, Juhel Miah a cui stato negato l'accesso negli Stati Unti mentre accompagnava una scolaresca in gita a New York, ecco che un altro episodio controverso riporta sotto la luce dei riflettori la politica anti-immigrazione (leggi anti-musulmana ) di Trump. Questa volta è toccato al padre di uno dei combattenti di MMA (Mixed Martial Arts) più forti e rinomati al mondo, il russo khabib nurmagomedov, anche lui musulmano. Il lottatore, sabato 4 marzo, parteciperà all'evento UFC 209 (la più importante federazione di MMA al mondo) a Las Vegas, dove sfiderà il campione a interim dei pesi leggeri Tony Ferguson.
Suo padre, Abdulmanap Nurmagomedov, lo avrebbe assistito all'angolo, come ha sempre fatto sin dal suo esordio. Tuttavia, secondo quanto riportato dal The Guardian, questa volta non gli è stato concesso il visto.
Non il primo caso
Da quando l'amministrazione Trump ha approvato, poi temporaneamente sospeso da un tribunale federale, il controverso bando contro l'immigrazione da sette paesi a maggioranza islamica, sono stati riportati numerosi casi di musulmani che hanno avuto problemi ad entrare in territorio americano. Oltre al già citato caso dell'insegnante britannico, il 7 febbraio il figlio del leggendario pugile Muhammad Alì è stato trattenuto per più di 2 ore allo scalo di Fort Lauderdale.
Nelle due ore di fermo, a Muhammad Alì Junior è stato più volte chiesto se era di fede musulmana e da dove veniva il suo nome. Si tratta per fortuna di casi isolati, ma che nondimeno sollevano dubbi e perplessità.
Il campione di Arti Marziali Miste
Nurmagomedov è una vera e propria star nel mondo delle MMA. Con un record invidiabile di 24 vittorie e nessuna sconfitta, è senza alcun dubbio uno dei lottatori più forti della sua categoria. Recentemente è balzato alla cronaca sportiva per aver pubblicamente sfidato il rinomato campione irlandese Conor McGregor, in quello che potrebbe essere uno degli incontri più interessanti del 2017.