Siamo nel Nord della Francia, in normandia in un paese che si affaccia sulla Manica il cui nome è Flamanville.

Proprio questa mattina, nella sua centrale nucleare, la quale è a pochi passi dal mare, alle ore 10 circa si è verificato un grave incidente, un'esplosione che ha danneggiato la sala macchine del reattore.

Le autorità hanno immediatamente comunicato che in quella zona dell'impianto non vi sono materiali pericolosi, radioattivi dunque e che i tecnici della struttura hanno provveduto immediatamente a spegnere il reattore mettendo così in sicurezza il tutto.

L'incidente

Il bilancio è di cinque persone intossicate dai fumi dell'incendio, divampato a seguito dello scoppio. Le fiamme sono state domate dai Vigili del Fuoco e dal personale addetto all'antincendio e solo alla fine, si è scoperto che il tutto ha avuto inizio da un malfunzionamento di un 'ventilatore'.

Alcune 'guaine' si sarebbero surriscaldate creando così problemi al macchinario nel quale poi è avvenuta la forte detonazione e a seguire una copiosa fuoriuscita di fumo.

Il prefetto ha ribadito più volte a tv e giornali che il guaio è successo nella cosiddetta zona della centrale 'non nucleare' e che l'incidente era completamente rientrato scartando qualsiasi voce possibile su una minaccia terroristica.

La centrale

L'impianto nucleare di Flamanville fu costruita a partire dal gennaio del 1978 e possiede due reattori nucleari PWR francesi, costruiti dalla Framantome (oggi Areva) con una potenza di 1330 MegaWatt cadauno e di un terzo reattore EPR da 1600 MegaWatt di potenza, tuttora in fase di costruzione.

Il primo fu costruito fra il 1979 ed il 1985 ed il secondo fra il 1980 ed il 1986, il terzo iniziato a costruire nel 2007.

La sicurezza nelle centrali francesi

Tutti salvi quindi, nessun decesso per fortuna ma ritorna il grande dilemma della sicurezza su questi impianti sui quali recentemente Pierre-Franck Chevet, presidente dell'Autorità per la sicurezza nucleare francese, aveva lanciato un allarme in un'intervista ad un importante quotidiano francese.

Chevet denunciava a fine novembre scorso appunto, la vecchiaia dei reattori francesi, tutti risalenti circa agli anni '70 ai quali deve essere fatta una costante e costosissima manutenzione in condizioni di sicurezza sempre peggiori.

Attualmente, disse sempre Chevet, di tutti gli impianti francesi, una dozzina sono fermi in attesa di una valutazione sul loro 'stato di salute' per comprendere meglio se poterli far ripartire, sempre, nell'ottica della sicurezza più assoluta.