Annamaria Franzoni, condannata nel 2008 a 16 anni di carcere per aver ucciso suo figlio Samuele, nel famigerato delitto commesso a Cogne 6 anni prima, è ormai uscita dal carcere a giugno di 2 anni fa ed ora sconta la pena ai domiciliari, nel suo appartamento di Ripoli Santa Cristina. La Franzoni fu assistita dal professor Carlo Taormina finché il 13 febbraio del 2007 il famoso penalista rinunciò al suo mandato, senza percepire alcun compenso professionale. Per questo Taormina, assistito dal figlio, anch'egli avvocato, aveva citato in giudizio la sua ex assistita chiedendo una cifra di 771.507 euro, cifra che avrebbe coperto gli onorari non saldati.
A sua difesa contro Taormina, la Franzoni ha incaricato gli avvocati Lorenzo Imperato, Cristiano Prestinenzi e Livio Bonazzi: i giuristi hanno intavolato la loro difesa sul fatto che la prestazione di Taormina fosse gratuita e che lo stesso penalista avrebbe pattuito la gratuità della prestazione. Il giudice del tribunale civile di Bologna Giuseppina Benenati, però, con la sentenza di oggi, ha invalidato la tesi della difesa, sottolineando che non vi è alcuna prova del patto e quindi Anna Maria Franzoni dovrà risarcire il professor Taormina per il mancato compenso di 275mila euro, compenso che con l'aggiunta di IVA, interessi e cassa previdenza avvocati, arriva ad un totale di circa 400mila euro.
Equivoco?
Il giudice ha deciso in questo modo poiché gli avvocati difensori sono caduti in un equivoco: non c'è alcuna prova dell'accordo, nonostante la Franzoni ne abbia fatto cenno anche nel suo libro; L'avvocato Taormina non l'ha manifestato né ha espresso una rinuncia per questo la sua cliente è tenuta al pagamento di tutte le attività che egli ha svolto fino al momento della rinuncia.
a quantificare la somma è stato un ufficio tecnico che ha riportato i conteggi al giudice. Si presume che sia la Franzoni, sia Taormina ricorreranno in appello, l'uno per cercare di ridurre l'importo, l'altro impugnerà una sentenza che gli darebbe una somma inferiore alle sue richieste.