La maledizione di Rigopiano: sembra proprio che di questo si tratti. Dopo l'incidente aereo in cui hanno perso la vita 6 persone a Campo Felice, due delle quali erano membri delle squadre di intervento attive tra le macerie dell'albergo, un altro "angelo di Rigopiano" è morto: si tratta di Andrea Pietrolungo, 39 anni, speleologo in forza al soccorso alpino che per giorni, insieme ai suoi colleghi, aveva scavato incessantemente per salvare quante più vite possibile. Stroncato da un infarto, un'altra giovane esistenza spezzata all'ombra della tragedia che ha ucciso 29 persone.

Una vita al servizio degli altri

Andrea Pietrolungo ha listato a lutto il suo profilo Facebook dopo che l'elicottero del 118 è crollato nei pressi di Campo Felice, portando via per sempre i suoi colleghi, uomini che lo avevano affiancato nei giorni più neri della loro carriera: erano i giorni del Rigopiano, di quella lotta disperata contro il tempo per salvare 40 vite umane. Solo 11 ce la faranno, 29 sono morti senza rivedere la luce. Un dramma che ha profondamente colpito anche i soccorritori, alcuni di loro in stato di shock emotivo per gli orrori visti dentro quella tomba di neve e macerie. Tra loro, gli "angeli di Rigopiano", anche lui, Andrea. Un giovane innamorato della vita che ha speso le sue energie al servizio degli altri.

Dopo gli interminabili giorni di intervento in tutto l'Abruzzo, tra il freddo e l'adrenalina che spinge il coraggio di questi uomini oltre ogni limite, Pietrolungo stava forse recuperando dall'immane fatica dei giorni passati. Lunedì mattina pare avesse avvertito alcuni dolori articolari, nulla di più. All'alba di martedì un infarto lo ha ucciso.

Grande lo sconforto tra i suoi amici e colleghi, la sua morte è stata l'ennesima pugnalata del destino.

Tecnico speleologico di grande esperienza

Nell'ambito del soccorso alpino abruzzese Andrea Pietrolungo è molto conosciuto. Di lui, tecnico speleologico e direttore di una scuola di speleologia, si parla come di un professionista esperto e dedito al suo lavoro.

Un volontario dal grande cuore, come quello dei colleghi morti a Campo Felice e alle cui esequie aveva presenziato anche lui. Non poteva certo immaginare che la stessa sorte gli sarebbe toccata a pochi giorni di distanza da tutto quel dolore.