Ci risiamo. A Palermo sono apparse nuove parole aberranti contro don Ciotti, presidente dell'associazione Libera. Qualcuno ha scritto su un muretto: 'Sbirri siete voi, don Ciotti secondino'. La frase sconcertante arriva dopo inquietanti scritte apparse recentemente sui muri del capoluogo siciliano. Le parole agghiaccianti, dirette ad intimorire il religioso, sono apparse sul muro della villa intitolata a Rosario Di Salvo, morto assieme a Pio La Torre nel lontano 1982, in occasione di uno spregevole agguato mafioso.
Scritte parzialmente cancellate dai cittadini
'Sbirri siete voi, don Ciotti secondino'. Parole terribili, parole che fanno riflettere sul fatto che bisogna lavorare ancora molto per 'estirpare' la malavita in certe zone. Non solo. Su un muro accanto c'era la seguente scritta: 'Dalla Chiesa assassino'. Gli addetti alla raccolta dei rifiuti e al decoro della città hanno subito cercato di cancellare le scritte ma, una volta arrivati nella villa del quartiere Noce, hanno constatato che qualcuno la aveva già parzialmente cancellate. La scorsa settimana, in occasione dell'evento nazionale contro la mafia, sui muri dell'arcivescovado, a Locri, qualcuno aveva scritto frasi del tipo 'don Ciotti sbirro'.
Il sacerdote che, da sempre, combatte contro le mafie è stato spesso minacciato. Lui, però, non si è fatto mai intimidire. Anche a Locri, la scorsa settimana, il pastore ha parlato di una 'rivoluzione culturale, etica e sociale' poiché è inammissibile che ancora oggi si parli di mafia.
Fiero di essere definito 'sbirro'
Riferendosi alla scritta 'don Ciotti sbirro', il presidente di Libera, a Locri, ha sottolineato di essere lusingato perché gli sbirri sono persone che lavorano al servizio dello Stato.
Il prete antimafia, nel corso del suo intervento nella cittadina calabrese, ha ricordato anche che l'omertà va combattuta perché dilania 'la verità e la speranza'. La mafia, secondo lui, si nasconde in primis nell'indifferenza e nella superficialità. Forse le scritte apparse nelle ultime ore a Palermo rappresentano una risposta alle parole proferite dal sacerdote a Locri.