Che la Mafia sia un bubbone irrisolto lo sappiamo. Sappiamo anche che, dai tempi dei compianti Falcone e Borsellino, si è evoluta investendo non solo nel mattone, ma anche nel mercato borsistico finanche nel calcio professionistico.
Sapevamo anche delle sue frequentazioni politico - partitiche. Ma la notizia delle decine di arresti, nell'ambito dell'operazione Queen della Guardia di Finanza, non solo all'interno della politica e delle professioni campane, ma anche all'interno del mondo culturale campano, fa veramente tremare i polsi e temere per il destino di un settore, quello culturale appunto, che è preponderante non solo in Campania, ma in tutta l'Italia.
Inoltre, preoccupa la forza corruttrice della mafia stessa, riflettendo sul caso specifico.
Infatti, se prima si poteva giocare sullo stereotipo del politico o del professionista corrotto, ora anche eminenti studiosi e presidenti di enti culturali di fama internazionale risultano indagati e quindi coinvolti a pieno titolo nell'inchiesta.
Come diceva Einstein non si può stare a guardare passivamente che le nostre ricchezze culturali vengano usate come delle mucche da mungere, per soli fini di arricchimento personale e non solo provare indignazione, ma volere sinceramente fare in modo che tutto ciò finisca.
La cultura deve essere difesa assolutamente
Chi suscita la nostra indignazione, non ci vergogniamo a dirlo, se le accuse saranno confermate in sede di giudizio, poiché tutti sono innocenti fino a prova contraria, non sono in questo caso i mafiosi coinvolti, ma coloro che incardinati in posti chiave dell'amministrazione culturale di questo paese non hanno fatto nulla per impedire questo scempio, anzi lo hanno sfruttato per proprio tornaconto personale.
La cultura è un grande patrimonio italiano. Non dimentichiamo che il nostro paese, da solo, detiene più del 50 per cento del patrimonio storico - archeologico mondiale. Se invece di spremerlo come un limone per l'egoismo di pochi, fosse adeguatamente valorizzato a beneficio dei molti, sarebbe, sicuramente, un eccellente volano di crescita economica.
Ecco perché queste persone meritano, a nostro modesto parere, una punizione esemplare, nel caso fossero provati colpevoli. Forse, sarebbe il caso di espropriarli di tutti i loro beni, mobili ed immobili, e utilizzarli per assumere migliaia di giovani precari della scuola, ad esempio, che attendono da anni una meritata stabilizzazione.
E forse, parafrasando una famosa canzone di Ligabue, far provare ai colpevoli, non le patrie galere, ma una vita da precario, con tutti gli annessi e connessi.
Sarebbe così inviato un segnale estremamente positivo a coloro che, e sono molti, credono che l'Italia abbia, ancora, in sé stessa grandi potenzialità inespresse.