Oggi 20 marzo si festeggia in tutto il mondo la giornata mondiale della felicità.

Una festa che è stata istituita nel 2012 dall'assemblea generale delle organizzazioni delle nazioni unite (ONU).

Secondo alcuni sondaggi sarebbe la Norvegia ad essere la nazione più felice del mondo.

Infatti, in questa speciale e curiosa classifica, sembrano essere i paesi del nord europa i più felici al mondo. Può risultare paradossale e poco credibile, date le condizioni climatiche in cui sono costretti a vivere gli abitanti di queste nazioni, ma la classifica riguarda sopratutto la qualità della vita e il benessere in cui vivono gli abitanti, quindi, in primis la sicurezza di un buon lavoro e di una istruzione adeguata.

La città che è risultata come la più felice è appunto la capitale Norvegese Oslo, che ha superato rispetto allo scorso anno la Danimarca.

Le prime dieci posizioni in ordine sono:

  • Norvegia
  • Danimarca
  • Islanda
  • Svizzera
  • Finlandia
  • Paesi Bassi
  • Canada
  • Nuova Zelanda
  • Australia
  • Svezia

Nelle ultime posizioni ci sono invece le seguenti nazioni:

  • Sud Sudan
  • Liberia
  • Guinea
  • Togo
  • Ruanda
  • Tanzania
  • Burundi
  • Repubblica Centro Africana

Tra i paesi più influenti d'europa ci sono la Germania al 16 posto, la Francia al 31 e l'Inghilterra al 18esimo. Gli Stati Uniti sono vicini alla top ten con un buon 14esimo posto.

Per quanto riguarda l'Italia invece arrivano delle brutte notizie: lo stivale, considerato tra i paesi più belli al mondo, ricopre solamente la 48esima posizione.

I fattori che vanno a incidere su questa classifica sono i seguenti:

  • Il prodotto interno lordo
  • la speranza di vita
  • la libertà
  • la generosità
  • il sostegno sociale
  • la corruzione

Una classifica che fa riflettere sulla situazione attuale dell'Italia e di molti paesi che sono ai margini del mondo e spesso e volentieri vengono dimenticati da tutti.

Paesi in cui non è possibile esprimere le proprie idee, studiare, ma soprattutto, elemento più importante, che è conseguente ai primi due citati, la mancanza totale di un posto di lavoro dignitoso che possa permettere la solidità e sicurezza economica di una famiglia.