La legge 104 del 1978 regolamenta anche nel nostro Paese l'accesso all'aborto. Ma a quanto pare, come di dimostra la storia di cui ci accingiamo a darvi conto, in Italia ciò che è previsto dalla legge non sempre trova una precisa e concreta applicazione.

Giulia (un nome di fantasia) è una donna di 41 anni che per poter abortire ha dovuto girare 23 ospedali. La donna, che è libera professionista e già mamma di due bambini, ha vissuto una vera e propria odissea prima di trovare un struttura pubblica preso cui poter interrompere la gravidanza. Il caso è stato riportato da Il Gazzettino.

Ripercorriamone la storia.

A metà dicembre Giulia scopre di essere incinta. Si tratta di una sorpresa in quanto usa i metodi contraccettivi. Già madre di due figli, ha deciso che però quello non era il momento giusto e quindi decide di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza, ed è proprio da questo momento che comincia la sua odissea che la porterà a rivolgersi inutilmente a 23 ospedali del Veneto, del Friuli e dell'Alto Adige. La donna contatta una struttura, poi ancora un'altra, ma è come rimbalzare su muri di gomma: riceve molte risposte che la lasciano cadere nello sconforto. Ad esempio c'è chi le dice "siamo al limite", "non ce la facciamo a stare nei tempi", oppure ancora "siamo tutti obiettori", "il problema non è solo trovare il medico ma anche l'anestesista può essere un obiettore di coscienza".

Insomma o per un motivo o per un altro la sua richiesta cade nel vuoto. Intanto però il tempo passa, così Giulia stremata da questi continui rifiuti, decide di rivolgesi alla Cgil. A questo punto, grazie all'intervento del sindacato, le viene data la disponibilità per praticare l'interruzione di gravidanza nel primo ospedale a cui si era rivolta.

Tuttavia la donna ha sottolineato amaramente: "Mi chiedo che senso abbia fare una legge per dare diritto di scelta e poi non mettere nessuno nelle condizioni di farlo".

Legge 104 del 1978

Nel nostro Paese a regolare l'interruzione volontaria di gravidanza è la legge 22 maggio 1978 numero 104 che approdò in parlamento dopo un iter piuttosto travagliato grazie alla mobilitazione da parte del Partito Radicale.

Tale legge consente alla donna di ricorrere alla interruzione volontaria di gravidanza entro i primi 90 giorni di gestazione. Tra il quarto e quinto mese si può invece ricorrere all'aborto solo per comprovati motivi che abbiano carattere terapeutico.