Ora ha scritto anche un libro in cui fa tremare 'insospettabili'. Un capitolo ad esempio, è dedicato a una delle categorie di clienti che più gli è più 'affezionata': 'i preti peccaminosi'. Non ha paura di rivelarlo perché il sesso a pagamento è una realtà; al contrario "forse è la chiesa che deve aver paura, io dico solo la verità", afferma sicuro.

Lui è Francesco Mangiacapra, autore del libro dal titolo 'Il numero uno, confessioni di un marchettaro' (Iacobelli editore); numero uno perché riuscito a diventare l'escort più desiderato, più conosciuto e più pagato sulla piazza di Napoli.

Come? "Utilizzando il cervello, più che il corpo". E così l'arte di arrangiarsi, passando da avvocato a prostituto, è diventata business perché il mercato del sesso, parola di Mangiacapra, non conosce crisi.

L'arte di arrangiarsi fino a far profitti e creare il proprio 'brand'

In principio la storia è quella che accomuna giovani e meno giovani in questo paese: lavoro precario, incerto, scarsi guadagni, dopo anni di studio e rinunce che non portano a niente o quasi. La storia di Francesco fino a un certo punto è simile a quella di tanti suoi colleghi: si laurea in giurisprudenza a Napoli, poi intraprende il praticantato da avvocato, trafila che ben conoscono in molti: mesi e anni ad occuparsi di tutto, specie fare caffe e fotocopie in cambio di speranze.

Superato l'esame di Stato, decide di non iscriversi all'albo e di fare il 'grande salto'. E' un suo collega che lo inizia all'attività: non arringare in aula, ma prostituirsi. Tra l'essere avvocato e l'essere gigolò, non scorge troppa differenza; eccetto che con la seconda attività l'unico sex worker a essere uscito allo scoperto, dalla prima volta guadagna in 20 minuti ciò che da avvocato forse avrebbe guadagnato in un mese.

Il gigolò è lo stesso personaggio che sale agli onori delle cronache per essere stato il principale accusatore nel processo contro don Luca Morini, ribattezzato 'don Euro' per orge gay e droga con i soldi dei fedeli. "Con il cervello ho creato un marketing su me stesso e sulla mia immagine" dice.

Il 'numero uno': confessioni di un escort tra autoanalisi e denuncia

"Ho preferito rinunciare al'integrità del corpo per mantenere però la libertà dello spirito e del cervello: questo il senso della mia storia". Francesco nel libro autobiografico si confessa e non fa mistero di niente, né teme di dare fastidio al mondo dell'avvocatura o, peggio, a quello ecclesiastico: "Il dare fastidio al mondo dell'avvocatura sarebbe l'effetto, non la causa - dice - e fastidio ai preti perché parlo dei miei rapporti con loro? Quando si fa una denuncia vera con nomi e cognomi veri come nel mio caso, ci si prende la responsabilità di ciò che si dice non avendo nulla da perdere perché è la verità".

E la verità fa emergere un pacchetto clienti composto da preti, professionisti, disabili, uomini, donne e coppie.

"Non sono l'unico laureato che si prostituisce", ma è l'unico che sia uscito allo scoperto. Non vuole fare del libro un manifesto della categoria, ma è grato alla prostituzione per avergli permesso di raggiungere i suoi obiettivi, essere indipendente e avergli dato ciò che prima non aveva. Certo, è diventato un business e ha imparato a fidelizzare il cliente fino a creare il suo brand. "Ognuno sceglie la strada di prostituzione che preferisce, io ho scelto questa", dice.

In quanto a definirsi numero uno, non è un volersi autoproclamare migliore rispetto agli altri, ma l'aver imparato che "sapersi vendere è più importante di ciò che si vende, perché le persone sono in grado di riconoscerci un valore solo quando noi siamo in grado di attribuircelo".

Per il gigolò tutto sta a scegliere: lui ha scelto di vendere il corpo invece del cervello, "come da ex praticante avvocato facevo o quando ero commesso in libreria, o a un call center dove il vero pappone era il datore di lavoro. Tutti facciamo compromessi nella vita, io ho preferito rinunciare all'integrità del corpo, questo il senso della mia storia".