Raffaele Sollecito si sfoga in un'intervista a Radio Cusano Campus. Parla della sua detenzione, del negato risarcimento e del suo essere innocente ma additato come colpevole, nonostante le evidenze emerse sul piano processuale. Un momento di riflessione con cui il giovane, assolto dall'accusa di omicidio insieme ad Amanda Knox, prova a spiegare come ci si sente dopo un'ingiusta detenzione e dopo il rigetto della richiesta di ottenere un indennizzo per questo.

Il grande risalto mediatico intorno alla morte di Meredith Kercher ha fatto il resto, appiccicando l'immagine di Sollecito alla cornice di scaltro assassino, difficilmente cancellabile, almeno nel breve periodo.

E mentre attende una risposta al ricorso presentato contro il negato risarcimento, continua a precisare che la sua innocenza sarebbe stata messa in secondo piano rispetto al bisogno di fare scoop intorno ai grandi fatti di cronaca nera.

'Il popolo continua a trattarmi da colpevole'

Si svela così, Raffaele Sollecito, senza filtri ad oscurare i suoi sentimenti verso una condanna mediatica e popolare che sembra essersene infischiata della sua assoluzione. Ai microfoni di Radio Cusano Campus, infatti, rilancia il senso di ingiustizia provato nell'apprendere del rigetto sulla richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione. La Corte d'appello di Firenze, lo scorso febbraio, aveva infatti negato l'indennizzo richiesto da Sollecito perchè ritenuto responsabile di aver indotto i giudici a sospettare della sua posizione, con un comportamento ambiguo e contraddittorio.

Una responsabilità nel proprio destino giudiziario che, secondo la Corte, avrebbe attivamente concorso a condurlo in carcere, generando quella che tecnicamente viene definita una "causa ostativa" al riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione.

Una situazione che avrebbe alimentato, secondo il giovane, anche i continui sospetti dell'opinione pubblica sulla sua innocenza, stabilita da una sentenza definitiva di assoluzione: "Non sto bene.

Visto tutto quello che ho passato durante questi anni, per me è davvero una vergogna quello che è successo (...), sono rimasto in un limbo".

Con queste parole Sollecito prende posizione rispetto al circuito di accuse, sospetti e insinuazioni sulla sua persona. Lo chiama "limbo", intendendo forse quel posto in cui stanno tutti gli innocenti accusati ingiustamente, e da cui è quasi impossibile uscire: "Il popolo continua a trattarmi da colpevole, ma questo sopratutto perchè l'immagine di me, sin dall'inizio, era questa, quella di un colpevole".