La scorsa settimana, Ziyed Ben Belgacem, un simpatizzante dell’ISIS ha ucciso un poliziotto nei pressi di un posto di blocco su una strada di Stains, a nord di Parigi e si è recato all'aeroporto di Orly, dove ha cercato di aggredire un militare per rubargli l’arma, rimanendo ucciso prima di riuscire a sparare.

Due episodi apparentemente distinti che poi si sono rivelati parte di un medesimo piano.

Belgacem si è scagliato contro un militare dell'operazione antiterrorismo all'aeroporto di Orly, in ricognizione insieme ad altri colleghi , come previsto dalle norme in vigore dello stato di allerta.

L'assalitore, secondo le ricostruzioni ufficiali, sarebbe un piccolo criminale, già noto alla giustizia per piccoli reati e ricercato dalla polizia.

L'uomo, riconosciuto dalle forze dell'ordine come radicalizzato, aveva subito nel 2015 una perquisizione che non aveva evidenziato una sua implicazione nella causa terrorista.

Belgacem, prima di recarsi in aeroporto, ha inviato un messaggio sui cellulari del padre e del fratello, entrambi fermati dalla polizia, in cui rivelava espressamente di aver sparato alla polizia.

Possibili soluzioni

L'uomo, secondo le testimonianze dei presenti, ha preso in ostaggio una soldatessa, tenendola per il collo e minacciando altri due soldati con il fucile rubato pochi istanti prima, prima di essere ucciso.

Un atto del genere pone di nuovo in evidenza la necessità improrogabile di intensificare i controlli, monitorare le migrazioni con responsabilità, intensificare le comunicazioni e le sinergie tra le intelligence mondiali e cercare un continuo dialogo con l’islam moderato. Prevenire atti terroristici è molto complesso quando ci sono organizzazioni più o meno strutturate e organizzate militarmente che li pianificano e li mettono in atto, il tutto si complica quando i cosiddetti “lupi solitari” pongono in essere azioni del genere, la cui stessa natura ne impedisce la prevenzione e riduce ogni tipo d’intervento, azioni funzionali a qualsiasi tipo di rivendicazione con il minimo sforzo.