Il weekend scorso a San Severo, in provincia di Foggia, due automobili della polizia del Reparto prevenzione crimine sono state colpite da colpi di arma da fuoco. Le volanti si trovavano fuori dall’albergo dove alloggiavano i poliziotti che avevano raggiunto tale destinazione per controllare il territorio dopo le ripetute vicende di rapine e aggressioni da parte della criminalità organizzata. A dare l’allarme è stato il portiere dell’albergo. Questo è il quadro drammatico di una parte della puglia soggetta al crimine che sta diventando insostenibile, come denunciano la comunità e le istituzioni, e in particolare i segretari di Cgil Puglia, Silp Puglia e il sindaco di San Severo, Francesco Miglio (quest’ultimo a fine febbraio scorso aveva annunciato l’inizio dello sciopero della fame fino a quando il governo non sarebbe intervenuto sul territorio).

Lo Stato deve intervenire. Ma come?

È un territorio dove la presenza mafiosa e criminale è preoccupante ed è arrivato il momento di intervenire, non si può fare finta di nulla, non bisogna farsi intimidire e assistere passivamente a questi eventi. Sono le parole forti di un sindaco che ha deciso di non mollare e chiede l’aiuto di tutti, anche dei cittadini. Il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, sembra essere pronto ad agire e afferma sicuro che i risultati si vedranno presto. Una possibile pista che sta seguendo la polizia è quella di una vendetta in seguito allo sgombero del Gran Ghetto di Rignano.

Il segretario generale del Sap (Sindacato Autonomo di Polizia), Gianni Tonelli, sembra, invece, avere dei dubbi sulle strategie e risorse messe in atto per contrastare la criminalità.

“Non ci si può svegliare una mattina e pensare di risolvere” ha affermato. La definisce una situazione “incancrenita”, è necessario, continua a spiegare, investire nella sicurezza poiché il vuoto causato dal blocco del turn over ha lasciato un buco di 45 mila unità negli organici delle forze dell’ordine. Dunque secondo il Sap la mafia va combattuta con dei mezzi adeguati.