In questi giorni chi frequenta Facebook ha avuto modo di notare un curioso fenomeno: propri contatti che, all'insegna del motto 'sfida accettata' hanno postato sulle proprie bacheche foto in bianco e nero che si riferiscono al passato giovanile, se non proprio all'infanzia. E pensare che l'iniziativa, che sarebbe partita dall'India per allargarsi poi all' Inghilterra e diffondersi in mezzo mondo, era nata per sensibilizzare gli utenti dei social sulla lotta al cancro. Per quanto opinabile, è stata fraintesa, almeno dai facebookiani d'Italia. Interpretata come l'occasione per tuffarsi in un narcisistico quanto privato amarcord e spalmare proprio foto ricordi sui social.

Una catena 'concettualmente' modificata

In realtà si tratta di una catena di Sant'Antonio, o chi per lui, tra tante, proposta in versione aggiornata e tecnologica, via Facebook e anche Twitter. L'intento d'origine probabilmente è già fuori luogo; l'esito ancor di più.

Challenge Accepted si intitola l'iniziativa nella versione d'esordio inglese, Sfida accettata. Ma quale sfida? A chi o a cosa, dal momento che il termine allude a una lotta, un combattimento? Si trattava di una campagna spontanea di sensibilizzazione contro il cancro da realizzare inserendo su Facebook proprie immagini in bianco e nero. Basterà questo a supportare la lotta contro il cancro? E poi perché? Per sensibilizzare amici e utenti?

Fermo restando che l'iniziativa è partita da un pezzo, che ad agosto ad esempio il quotidiano inglese The Mirror, aveva delle perplessità a proposito, e la definiva poco comprensibile, mancando un riferimento ad esempio a un ente specifico per fare una donazione, nel passaggio lungo e lento, la catena si è spezzata e anche deformata.

E' stata travisata e, giunta agli utenti Facebook d'Italia, è diventata tutt'altra cosa. Non viene citato il motivo, dimenticato o ignorato; ammesso basti pubblicare la propria immagine per sostenere una causa così grande come la lotta al cancro. Risultato: l'autocompiacimento.

Lotta al cancro, se basta uno status a sostenere una causa

Perso il punto di partenza temporale e spaziale, perso il messaggio d'origine, cosa resta?

Il gioco di specchi, il protagonismo del momento avallato dall'ultima catena virtuale tra le tante. Basta aggiornare lo status 'sfida accettata' e il senso di questa partecipazione sta tutto lì, che interessi o meno. Basta pubblicare le proprie foto in bianco e nero, non è detto migliorative. Che poi in molti casi sono diventate a colori essendo gli utenti troppo giovani.

Ammesso si ottengano dei like e il gradimento di altri utenti, a quel punto chi ha inserito una propria foto in bianco e nero dovrebbe scrivere: "Poiché hai messo like alla mia foto, ora dovrai postarne una tu in bianco e nero e scrivere “Sfida accettata”. Riempiamo Facebook con immagini in bianco e nero per dimostrare il nostro sostegno alla battaglia contro il cancro.

Questa è la sfida. Ai tuoi amici a cui piacerà il suo post, invia questo messaggio".Ma questo non accade.

Una campagna inutile, protestano i malati di tumore

Offeso e amareggiato dall'iniziativa virtuale è chi è malato di cancro: "Tutta questa campagna - ha protestato ad esempio Rebecca Wilkinson, 36 anni, mamma di 2 bambini che ha subito una doppia mastectomia per un cancro al seno - va contro quelli che hanno un tumore. Non li aiuta. Non hanno bisogno di selfie. Qualcuno ha deciso di iniziare una campagna virale su Facebook, che non serve a ottenere un bel niente. Stanno usando il cancro solo per il gusto di far diventare virale qualcosa. Fermatevi". Semmai la catena contro il cancro avesse avuto senso e utilità fin dal principio, ora non resta ora che una 'sfida' a colpi di protagonismo e priva di contenuti. La deriva narcisistica social.