Un torbido intreccio tra guerra diplomatica, malavita e giallo poliziesco quello che ormai sottende la drammatica vicenda avvenuta poche ore fa a Kiev, in Ucraina, dove l'ex deputato comunista della Duma accusato di frode, Denis Voronenkov, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da uno sconosciuto in pieno centro. L'ex parlamentare si era da poco trasferito in ucraina assieme alla moglie al fine di raggirare la recente inchiesta per frode che gli valse il termine del mandato politico in Russia proprio lo scorso ottobre. Ma la tesi dell'omicidio politico non è l'unica a circolare negli ambienti di Kiev: si parla anche di un possibile regolamento di conti nella malavita o addirittura di un movente amoroso.
Il primo a schierarsi a favore della tesi di una possibile cospirazione sovietica è proprio il Presidente ucraino Petro Poroshenko, il quale ha immediatamente puntato il dito verso il Cremlino, definendolo artefice e responsabile di una manovra politica che rasenta un vero e proprio ''terrorismo di Stato da parte della Russia''. Rapida e concisa, invece, la risposta del Portavoce del governo russo, Dmitrij Peskov, che ha definito la posizione di Poroshenko ''assurda'', sottolineando invece come l'orrenda vicenda sia stata la prevedibile conseguenza di un sistema di monitoraggio, quello ucraino, ''incapace di garantire la sicurezza''. L'interpretazione cospirazionista del Presidente trova certamente ulteriori sostenitori tra i membri del governo, in particolare il portavoce del ministero dell'Interno Artiom Shevchenko, che ha insistito nel contrassegnare esplicitamente l'omicidio di Voronenkov come un caso assolutamente ''vantaggioso per il nostro nemico principale, la Russia, che conduce contro di noi una guerra aperta e strisciante''.
Il conflitto a fuoco è avvenuto in pieno centro, tra gli sguardi annichiliti di centinaia di civili e passanti, davanti all'ingresso dell'hotel Premier Palace. ''C'è stato uno scambio di colpi davanti all'hotel Palace'', ha confermato infatti qualche ora dopo il capo della polizia di Kiev Krishchenko, comprovando sin da subito l'identità di Voronenkov; lo scontro avrebbe freddato sul colpo l'obiettivo, lasciandosi alle spalle altri due feriti, tra cui la guardia del corpo dell'ex deputato russo che avrebbe però risposto immediatamente al fuoco colpendo il killer, morto in seguito in ospedale.
Voronenkov immischiato in loschi affari
Non manca la controparte della bilancia che spinge l'interpretazione verso confini meno internazionali. Infatti secondo alcune fonti di stampa il killer sarebbe un cittadino ucraino nato nel 1988 e ricercato dalla polizia per riciclaggio di denaro sporco. Esisterebbero poi anche degli elementi a favore della spiegazione data agli eventi da alcuni deputati russi, secondo i quali il movente dell'omicidio andrebbe ricercato nei loschi e perpetui affari di Voronenkov con la malavita del posto.
Dal versante familiare, invece, arrivano le tesi del delitto amoroso. La moglie, Maria Maksakova, sostiene trattarsi di un piano premeditato messo a punto dal suo ex Vladimir Tjurin, noto boss della malavita, che lo avrebbe escogitato al fine di far rientrare la Maksakova in Russia, dove continuano a vivere i loro figli.