"Il ragazzo ucciso era un cacciatore, morte chiama morte, non mi tocca". In questo modo si è espresso sui social un utente animalista. Gli fa eco un altro : "La ruota gira, Emanuele è morto perché era un cacciatore". Il messaggio è molto chiaro: nessuna pietà per un ragazzo pestato a morte perchè lui dava la morte agli animali, e quindi è accettabile che sia morto. Il riferimento è ad Emanuele Morganti, vittima di un gruppo di teppisti di Alatri. Si fa veramente fatica persino a leggere post di questo genere sui quei social che - sempre di più- stanno diventando cassa di risonanza incredibilmente importante per disagi ad ogni livello.
Impressiona molto che, sia pure lodevolmente in difesa della vita animale, questi soggetti non conoscano la pietas umana specie nei confronti della famiglia di un giovane pestato a morte durante una serata di svago con gli amici.
Reazioni
Il popolo del web non ha tardato a farsi sentire e a manifestare il proprio sdegno verso il post in questione. La gente parla della perdita totale ed irrimediabile di valori umani, di mancanza di rispetto verso il valore stesso della vita umana. C'è chi parla di cattiveria pura di chi poi però difende gli animali. Soprattutto però c'è chi invoca l'intervento della magistratura, dato che uno dei "commentatori" sembrerebbe avere indicato un movente in quella frase che dice "La ruota gira, Emanuele è morto perché era un cacciatore".
Pubblica condanna
Da più parti, nell'inarrestabile tam tam di notizie, repliche, condivisioni e commenti che animano il web rispetto a questa incredibile vicenda, si palesa un sentimento forte di pubblica condanna e di indignazione nei confronti di chi - nella sua missione volta a difendere la vita animale - dimostra di non avere invece alcuna umanità.
" Un mondo in cui la vita di un pesce ha più valore della vita di un ragazzo è un mondo sfasciato, senza speranze" - si legge sui social. E ancora : " Le associazioni animaliste dovrebbero prendere le distanze da questo post e dal suo autore e porgere le scuse alla famiglia Morganti". Certamente le associazioni animaliste andranno a fondo alla questione, che sicuramente non giova alla causa animalista. Ma ci si interroga anche sulle funzioni, sulla sicurezza e sul controllo dei social: chi vigila affinchè queste cose non accadano e che certe cose non vengano pubblicate?