La tensione a livello internazionale cresce a dismisura. Un nuovo, inquietante capitolo si apre dopo il bombardamento americano della base siriana da cui era partito l'attacco chimico su Khan Sheikun, e che aveva provocato un numero consistente di morti, tra cui diversi bambini. Ed era tanto prevedibile quanto inevitabile che la decisione statunitense di inviare una propria portaerei a propulsione nucleare, la Carl Vinson, congiuntamente alla squadra di navi da guerra a suo supporto, nell'area della penisola coreana non potesse passare inosservata.

Arriva così la dura reazione (esclusivamente dialettica, fino a questo momento) di Pyongyang. Immediata la minaccia di contromisure per rispondere adeguatamente alla decisione, ritenuta scellerata, degli Stati Uniti di provocare così arrogantemente la Corea del Nord. Un portavoce del ministero degli Esteri nordcoreano, attraverso una nota diffusa dalla Korean Central News Agency, ribadisce unilateralmente che gli Stati Uniti saranno ritenuti unici responsabili delle "catastrofiche conseguenze" conseguenti alla decisione che viene definita letteralmente "oltraggiosa" dal governo guidato dal dittatore Kim Jong-un.

Il monito della Corea

Pyongyang è dunque pronta a reagire a qualsiasi tipo di scenario di guerra cui gli Stati Uniti desiderano dar vita.

Le relazioni tra America e Corea del Nord, già non idilliache, si erano ulteriormente deteriorate dopo la condanna pubblica del regime di Kim Jong-un all'attacco a stelle e strisce compiuto in Siria. Secondo Kim, infatti, quello è un evento che potrebbe giustificare una ritorsione di carattere atomico sugli Stati Uniti. Il portavoce del ministero degli Esteri della Corea del Nord, poi, ha fatto particolare riferimento al rifiuto da parte di Washington di escludere categoricamente un raid aereo diretto contro le basi missilistiche installate sul territorio nordcoreano.

Situazione, questa, ritenuta inaccettabile.

Una risposta alle provocazioni

Le ragioni che hanno portato la Casa Bianca ad agire in tal senso sono legate ai ripetuti test nucleari compiuti di recente dalle forze militari di Kim Jong-un. L'ultimo proprio a poche ore dal vertice tenutosi in Florida fra Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping.

Dalla Corea del Nord è infatti partito un missile balistico a medio raggio che ha viaggiato per 60 km all'incirca, per poi cadere nel Mar del Giappone. Secondo le informazioni trapelate, potrebbe essersi trattato di un congegno di ultima generazione, il nuovo tipo a medio raggio KN-15. La minaccia nordcoreana è stato uno dei temi affrontati nel summit tra Stati Uniti e Cina. Trump si era già detto in precedenza disposto ad agire da solo contro Kim se la Cina non avesse avuto intenzione di accompagnarlo in tal senso. La situazione, dunque, non fa che aggravarsi.