Blue Whale, il gioco della morte di cui tutti parlano potrebbe essere stato semplicemente montato ad arte e di conseguenza limitato esclusivamente a pochi casi o, peggio ancora, potrebbe addirittura trattarsi di una bufala. Ma prima vediamo di cosa si tratta.
Blue Whale Challenge: le regole
Il gioco ha una durata di 50 giorni. Chi vi partecipa è tenuto a rispettare le regole che riceverà giorno per giorno dai "curatori", gli ideatori del macabro passatempo. I compiti si fanno via via più difficili al fine di mettere alla prova la lealtà dei giocatori.
I ragazzi adescati sono portati a tagliarsi, farsi del male, ascoltare musica macabra e guardare video psichedelici fornendo prove che accertino l'osservanza delle azioni richieste. I curatori mettono in atto un vero e proprio lavaggio del cervello, inducendo nei partecipanti uno status di forte depressione, che li porta ad ammazzarsi per liberarsi di tale sofferenza. Stando ai numeri, i decessi causati dalla Blue Whale Challenge sarebbero ad oggi 150, avvenuti tutti in Russia.
Blue Whale: primi casi in Italia?
Blue Whale è approdato anche in Italia? Dopo il caso di Livorno documentato dalle Iene, sarebbero emersi due nuovi casi a Latina. Una bambina di soli 10 anni sarebbe stata adescata tramite l'aggiunta su un gruppo anonimo di Whatsapp.
La madre, dopo aver saputo della cosa, avrebbe spulciato i messaggi del gruppo tra cui anche alcuni messaggi vocali, notando una certa somiglianza con la challenge della morte. Spaventata dell'accaduto, avrebbe segnalato tutto alle autorità. Tuttavia, non ci sarebbe nulla di vero in questa storia, in quanto in realtà non sarebbe pervenuta nessuna denuncia alle autorità.
Il tutto è partito dopo il servizio delle Iene, oramai divenuto virale, il quale ha fatto allarmare molti genitori alimentando una psicosi collettiva e tentativi di emulazione.
Blue Whale è una finzione?
Sono in molti a sostenere che il Blue Whale sia una bufala o almeno non così diffuso come è stato presentato. Il gioco non è recente, ma risale a circa un anno fa e solo dopo il servizio delle Iene andato in onda nei giorni scorsi il fenomeno è dilagato anche in Italia.
Ad oggi non c'è la conferma che tutti i decessi avvenuti in Russia siano riconducibili al macabro gioco, ma solo la certezza che tutti i ragazzi fossero membri di gruppi su Vk dedicati al gaming. Il numero dei decessi è senza dubbio un dato spaventoso, ma considerando la storia della società russa, è in perfetta linea con la media annuale. Inoltre, tra le decine di curatori di cui i media russi denunciavano la presenza, solo uno sarebbe stato arrestato: stiamo parlando di Philipp Budeikin, studente di psicologia. Tutto ciò farebbe pensare che il fenomeno non sia poi così diffuso a livello internazionale, ma bensì si riconduca a pochi casi isolati.