È Marawi, la città capoluogo della Provincia di Lanao del Sur nelle Filippine, la protagonista dello scontro tra l’esercito di Duterte e lo stato islamico, che ha issato la propria bandiera nera nei quartieri della città. Il conflitto ha avuto luogo in seguito al tentativo, da parte dell’esercito filippino, di catturare il leader estremista Hapilon, provocando così l’immediata reazione dei suoi sostenitori, che hanno invaso la suddetta città filippina. Il bilancio delle vittime dello scontro sale a cento, tra cui jihadisti, militari e civili, inclusi anche bambini.
Nonostante l’occupazione ad opera degli affiliati dell’Isis, le forze armate filippine hanno ripreso la città, che ha visto centinaia di cristiani finire in ostaggio. Sebbene siano appena stati ritrovati i cadaveri di 19 civili in fondo ad un burrone, il portavoce Padilla ha riferito ai media locali la notizia della ripresa del totale controllo della città, precisando, tuttavia, che la situazione non è ancora stabile.
I numerosi scontri a fuoco, con l’artiglieria e con attacchi aerei, procedono ancora, causando la presa in ostaggio di fedeli cristiani, usati come oggetto di scambio e di ricatto per convincere i militari al ritiro. È l’ACS, l’Aiuto alla Chiesa che Soffre, a denunciare il rapimento dei numerosi cristiani.
La fonte delle dichiarazioni è padre Sebastiano D’Ambra, missionario cattolico dell’isola di Mindanao, precedentemente colpita dal movimento islamista già nel 2013.
“Gli attacchi islamici – spiega il missionario – sono destinati a durare nel tempo, in parte per la conquista dell’ideologia jihadista, in parte per gli alti compensi offerti dai terroristi ai giovani coscritti.
Le realtà islamiste nelle Filippine sono in forte crescita". Lo scorso 28 maggio sono iniziati i primi attacchi aerei con lo scopo di stanare i jihadisti, mentre la Regione del Mindanao ha contato 42.142 persone fuggite dalle loro case, alcune dirette nei centri di evacuazione messi a disposizione dal governo, altre rifugiate dai parenti fuori Marawi.
Nel frattempo i soldati continuano le azioni porta a porta per respingere i terroristi. Le autorità paventano in questo momento che lo scontro possa proseguire ad Iligan, a circa 38 chilometri da Marawi, meta di migliaia di persone che nei giorni scorsi volevano fuggire dalla violenza. Il governo locale ha tuttora predisposto il potenziamento dell’esercito ed imposto il coprifuoco dalle 22 alle 4.