L'India è sconvolta da una storia atroce, l'ennesimo caso di violenza contro una donna, stavolta un brutale stupro di gruppo. Non sono bastate le misure più drastiche introdotte dal governo contro i crimini sessuali: l'ultimo orrendo caso ha riguardato una ragazza di 23 anni: rapita, violentata, torturata e uccisa da sette uomini che dopo essersi macchiati di questi orrendi crimini, hanno lasciato il corpo ai cani randagi. La ragazza risultava scomparsa dallo scorso 12 maggio. Il corpo dilaniato e coperto di vermi è stato ritrovato dal padre.
Macabra scoperta, riconosciuta dalla collana
L'atroce delitto è accaduto nella città di Sonipat, a circa 50 chilometri da New Delhi nello stato settentrionale di Haryana. La giovane donna che lavorava da poco in un'azienda farmaceutica, è stata rapita sotto casa, costretta a salire su un'auto e trasportata nella vicina città di Rohta. Drogata e sedata, la ragazza è stata violentata da più persone, percossa, torturata con oggetti affilati, sfregiata in viso con un mattone per impedire che venisse riconosciuta la sua identità.
I suoi sadici e spietati aggressori hanno infierito su di lei investendola con l'auto più volte per 'punirla' anche da morta. La vittima aveva osato sfidare i suoi aguzzini dicendo che avrebbe rivelato tutto a familiari e polizia.
Martoriata, è stata poi abbandonata in un campo dove cani randagi hanno ancora oltraggiato il povero corpo. Il viso sbranato, parti del corpo mancanti, pezzi di filo di ferro in bocca, i capelli strappati e i poveri resti coperti dai vermi: nella crudezza insostenibile dei fatti, è toccato proprio al padre della ragazza, Mahender Singh, di 45 anni, dover fare la macabra scoperta.
L'ha riconosciuta da quel che restava dei vestiti e da una collana che indossava, regalo ricevuto dalla mamma, proprio qualche giorno prima. Quel che restava della figlia è stato portata via su una barella per renderle onore con un dignitoso funerale.
Violenza sulle donne, tutto il mondo è osceno paese
Due dei violentatori sono stati subito individuati e arrestati.
La polizia, al centro delle polemiche nel 2012 per la lentezza delle indagini dopo un analogo episodio di stupro collettivo su un autobus a Nuova Delhi ai danni di una ragazza, stavolta si è affrettata a cercare e arrestare i responsabili. Ma devono ancora essere rintracciati gli altri responsabili. Si ritiene che le persone coinvolte in tutto siano sette.
Uno dei due arrestati, Summit Kumar, 25 anni, ha confessato il crimine dicendo di averla prima violentata e poi uccisa. Quest'individuo era noto alle autorità: già in passato aveva preso di mira la ragazza molestandola perché si era rifiutata di sposarlo. Diecva di amarla, ma un mese fa, i familiari della vittima avevano contattato la polizia perché tenessero lo stalker lontano dalla figlia.
La polizia ha negato l'addebito e ha sostenuto che la famiglia non aveva presentato una denuncia scritta.
Baed Kaur, 40 anni, la mamma della vittima, ha raccontato che la figlia era terrorizzata da quell'individuo, temeva d'essere violentata, e ora ha minacciato di togliersi la vita se non verrà fatta giustizia. Il padre ha detto che se non verrà fatta giustizia, provvederà a farsela da solo.
In India il fenomeno della violenza sessuale contro le donne è una grave emergenza a cui non hanno certo posto rimedio le misure legislative più restrittive. Dal 2013, infatti, la legge prevede la pena di morte per casi di stupro efferati o attacchi che hanno leso la vita della vittima. Ma non sembra abbia avuto l'effetto deterrente dichiarato.