Mentre gli elettori della Corea del Sud hanno scelto di voltare pagina, conferendo i voti necessari al neo presidente democratico Moon Jae-in, nell'altra Corea, quella del Nord, tutto tace. Almeno in apparenza. E mentre i sudcoreani hanno voluto e ottenuto la Luna grazie alle promesse distensive di Moon, che vorrebbe incontrare Kim Jong-un e sradicare la corruzione, i cugini nordcoreani rimangono isolati e circondati da un potente arsenale bellico.
Nell'ultimo mese si è fatto un gran parlare del dittatore nordcoreano che, a suon di minacce atomiche, sta facendo persino temere lo scoppio della Terza Guerra Mondiale.
Inoltre si è anche dibattuto molto delle spese pazze del regime di Pyongyang. A tal proposito, c'è una domanda alla quale si fa fatica a rispondere: come finanzia Kim Jong-un la sua folle spesa nucleare?
Uno scrigno indecifrabile
"Non ha un progetto, gioca la carta della follia", scrive il "Corriere della Sera". Donald Trump, intanto, continua a spingere sul gigante cinese, il principale partner commerciale della Corea del Nord. E proprio la Cina e il suo tremendo bisogno di carbone e ferro sarebbero il principale pilastro economico del regime di Pyongyang, che rappresenterebbe circa l'80% degli introiti internazionali. Inoltre i nordcoreani fornirebbero ai cinesi anche una vasta gamma di preziosi frutti di mare, nonché migliaia di tonnellate di capi d'abbigliamento a basso costo.
Il condizionale è d'obbligo per un paese che non accetta visite, e dove le poche informazioni fornite sarebbero il frutto del lavoro condotto dagli 007 internazionali. Uno di questi preziosi informatori affermerebbe che il regime abbia svariati conti correnti in Cina, dai quali attingerebbe per l'acquisto di materiale bellico senza dare troppo nell'occhio.
Dagli attacchi informatici ai lavori forzati
Secondo la banca centrale della Corea del Sud, il Pil della Corea del Nord si aggirerebbe intorno ai 30 miliardi di dollari. Tuttavia non risulta chiaro come possa spendere così tanto per la difesa. Una delle ipotesi più accreditate, porterebbe dritta agli attacchi informatici perpetrati da ignoti specialisti nei confronti di istituzioni bancarie di 18 paesi.
Secondo la società di sicurezza informatica russa Kaspersky, sarebbe quasi certo il coinvolgimento dei gerarchi di Pyongyang in queste operazioni, aggiungendo anche che i nordcoreani sarebbero particolarmente specializzati in questo settore.
Un'altra fonte di ingenti entrate sarebbe legata ai traffici illegali di armi e farmaci destinati al Medio Oriente e al continente africano. Secondo un rapporto stilato dall'ONU, altri immensi guadagni arriverebbero dai proventi delle migliaia di persone che il regime invierebbe in Russia, Cina e nei paesi medio orientali come manodopera a basso costo per i settori edili, minerari e tessili.
Tutto ciò, di fronte ad una popolazione costretta a sopravvivere tramite le cosiddette razioni alimentari di Stato.