Nelle ultime settimane abbiamo assistito a un bombardamento di notizie e fatti avvenuti sul nuovo fronte caldo, per così dire. Il potenziale pericolo che rappresenta la Corea del Nord e la dinastia Kim Jong nella zona ha radici lontane. E neanche i propri alleati e “amici” più affini sono riusciti a convincere la potente famiglia nordcoreana a eventuali aperture politiche ed economiche sia sul fronte interno che sul mercato mondiale. No, nulla di tutto ciò è accaduto, spiega il professore Andrei Lankov in un lunga intervista concessa a Foreign Policy, assicurando che i Kim Jong non avrebbero mai permesso lo sviluppo del paese.

E facendo un paragone con le repubbliche 'ex sovietiche', Lankov confessa che in fondo quell'egocentrismo ha salvato la dinastia governante, mentre tutti gli altri leader sono finiti nel dimenticatoio.

Il nucleare, un salvacondotto

In seguito alla debacle comunista degli anni ottanta e novanta, anche paesi come la Cina e il Vietnam hanno aperto a nuovi orizzonti, ma dopo le esperienze vissute da Saddam Hussein, Gheddafi e i talebani, dapprima Kim Jong-il e poi il figlio Jong-un avrebbero chiuso i ranghi e fatto quadrato intorno alla propria famiglia. E per conseguire questo risultato, scrive Andrei Lankov, avrebbero messo in atto tutta una serie di messe in scena e provocazioni con il fine unico di rafforzare la figura del leader.

Al riguardo, il controverso sviluppo del nucleare e lo straordinario apparato di difesa, in un paese estremamente povero e arretrato, avrebbe solo una logica, creare una assicurazione per salvare la dinastia.

Parola d'ordine, salvare il regime

Con l'ascesa al potere, il giovane Kim che ha studiato in un prestigioso college svizzero che conosce svariate lingue, avrebbe ulteriormente impoverito il proprio popolo seguendo un programma ben congegnato.

Secondo le confessioni rilasciate dal professore dell'Università di Seul Andrei Lankov, Kim Jong-un non sarebbe l'ultimo pazzo scatenato della storia recente. E afferma, inoltre, che ogni passo, ogni parola, e ogni azione provocatoria sarebbe rivolta a chi vorrebbe prendere il comando del paese, comprese certe despotiche aggressioni e manifestazioni di forza che sarebbero un avvertimento a chi lo vorrebbe in un angolo.

Secondo il professor Lankov, Kim non permetterebbe mai un colpo di stato nel suo paese, né logiche aperture politiche ed economiche che finirebbero per unificare le due Corea e decretare la fine della dinastia Kim Jong.