Circa un mese e mezzo fa si è conclusa, con l’archiviazione, l’assurda inchiesta “Tempa Rossa”, sul giacimento petrolifero in Basilicata, che ha costretto alle dimissioni il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi, e ha intaccato la reputazione del capo di stato maggiore della marina militare, l’ammiraglio Giuseppe De Giorgi. La prima a finire sul registro degli indagati è stata l'ormai ex ministro Guidi, accusata di aver approfittato del suo ruolo istituzionale per avvantaggiare il compagno, l'imprenditore romano Gianluca Gemelli. L'ammiraglio De Giorgi, invece, è finito in un altro filone della stessa indagine, con l'accusa di abuso d'ufficio.
Secondo la magistratura, Gianluca Gemelli aveva ottenuto - per il tramite dell'ammiraglio - commesse di lavoro al porto di Augusta. In cambio, il militare si era visto sbloccare i fondi per il finanziamento della legge navale dal Ministero dello Sviluppo Economico.
A seguito di questa inchiesta, il ministro è stato costretto a dimettersi, interrompendo una brillante carriera politica e, come se non bastasse, ha ridotto in frantumi anche la sua storia d’amore con l’imprenditore Gianluca Gemelli. L’ammiraglio, invece, oltre a "perderci la faccia", non ha avuto alcuna possibilità di accedere ad incarichi di vertice.
Le notizie che hanno infangato questi due professionisti sono balzate in prima pagina, e lì ci sono rimaste per settimane.
Sono finite sulle TV locali e nazionali, e tanto sciacallaggio è stato fatto sull’argomento. L’archiviazione, al contrario, è rimasta una notizia di secondo piano, ed è passata in sordina. Non sono arrivate neanche le scuse ai diretti interessati, nonostante il reato sia risultato "inesistente". Come al solito, quando un innocente paga ingiustamente, rimane marchiato a vita, e l’opinione pubblica non cambia facilmente idea, soprattutto se i media non fanno nulla affinché questo avvenga.
Cosa è cambiato nelle vite dei protagonisti di questa triste storia?
L'ex ministro Guidi ha ripiegato sull’azienda di famiglia, ma chi ci ha rimesso sul serio è stato proprio l’ex capo di stato maggiore, che dopo una lunga ed onorata carriera nella Marina Militare, a causa dei titoli sui giornali forti e "altisonanti" che hanno infangato la sua reputazione, è stato costretto suo malgrado a rassegnare le dimissioni.
L’avvocato Pietro Nocita, difensore dell’ammiraglio De Giorgi, ha dichiarato qualche mese fa, di aver querelato anche qualche testata giornalistica.
Quando tutto sarà finito e l’ammiraglio De Giorgi avrà vinto le sue battaglie legali, chi gli potrà mai restituire l’onore che merita per i tanti anni passati al servizio dello Stato, dando lustro alla nostra Marina Militare? Ormai la sua carriera è stata interrotta bruscamente, e nessuno potrà ricompensarlo per i giusti meriti.