Venerdì scorso 5 maggio, tre rapinatori con passamontagna e pistola avevano fatto irruzione poco prima dell'ora di chiusura nella tabaccheria di zelarino, appropriandosi dell'incasso della giornata (1500 euro) e gratta e vinci per altri 2500 circa. Avevano minacciato il titolare ed il dipendente della tabaccheria per farsi consegnare il bottino e volevano chiuderli in bagno per ritardare l'arrivo delle forze dell'ordine.

Nel veneziano erano stati messi a punto altre rapine, almeno due sono riconducibili come modalità operativa alla stessa banda, anche se le indagini son ancora in corso, per esempio la rapina alla tabaccheria di Carpenedo ed il tentato colpo al'ufficio postale di Marghera.

Custodia cautelare per tre italiani

La polizia ha rintracciato due italiani, napoletani, ed un residente a Mestre ed ha provveduto a far eseguire l'ordinanza di custodia cautelare emessa. Dei due napoletani uno avrebbe partecipato attivamente alla rapina assieme ad un altro complice ancora ricercato. L'operazione di arresto è stata effettuata proprio per sventare altri colpi che, secondo le informazioni degli inquirenti, erano prossimi a effettuare.

Il più anziano dei due invece era residente proprio a Zelarino ed aveva un regolare lavoro a Marcon, una copertura per il suo vero ruolo di basista della banda. Attualmente si trova agli arresti domiciliari, mentre il secondo bandito si trova a Napoli in carcere.

La perquisizione nell'abitazione del basista è stata fondamentale

L'abitazione del basista a Zelarino era stata perquisita sabato scorso dalla polizia ed erano state trovate la pistola scacciacani usata nella rapina ed il giubbotto usato dai rapinatori.

Le indagini eseguite subito dopo la rapina sono partite dall'auto vista dal tabaccaio rapinato, una suzuki rossa con targa polacca, risultata rubata, e che era stata trovata dalla polizia in via del Gazzato con il motore ancora caldo.

Nel frattempo i rapinatori erano già in viaggio verso Sud, ed erano stati fermati a Ferrara da una pattuglia ma non si era potuto provvedere al fermo per mancanza di prove; si era potuto solamente disporre il sequestro dell'auto perché privo di assicurazione, e registrare le generalità dei banditi.

A quel punto, come riferito dal dirigente della squadra mobile, Stefano Signoretti, si è deciso di agire in velocità, ottenendo le ordinanze cautelari in modo da impedire che potessero nuovamente agire mettendo a segno nuovi colpi, probabilmente sempre nel veneziano.