Un raid nella notte. Così sono state rapite, tre anni fa, le 276 “Chibok girls”. Riposavano pensandosi al sicuro nel dormitorio femminile della scuola secondaria della città, situata nel nord-est della nigeria, quando i soldati del gruppo integralista islamico hanno fatto irruzione. Le 82 ragazze sono state consegnate ieri alle autorità, in cambio del rilascio di alcuni sospetti militanti islamisti detenuti nelle carceri nigeriane, in seguito all’accordo raggiunto, dopo intensi negoziati, con il governo federale. Il rapimento delle “Chibok girls”, così soprannominate dai media, ha scatenato una protesta globale e provocato una enorme campagna sui social media.
Prima di questo rilascio erano in mano ai sequestratori 195 delle ragazze rapite il 14 aprile del 2014.
Tre anni di inferno
Liberate presso un convoglio stradale di una zona remota del paese, le 82 studentesse sono state prese in custodia dall’esercito nigeriano e trasferite alla base militare di Banki, vicino al confine con il Camerun. Non si conosce il numero dei sospetti di affiliazione al gruppo radicale Boko Haram, rilasciati dalle autorità in cambio della liberazione delle ragazze. Per gli abitanti della città di Chibok è una notizia che riempie di gioia e fa tirare un sospiro di sollievo, anche se rimane alta l’ansia per la sorte delle 113 giovani studentesse ancora in mano ai sequestratori.
Come ha confermato alla stampa il pastore cristiano Enoch Mark, padre di due delle studentesse rapite: “Questa è una buona notizia per noi. La stavamo aspettando da giorni. Speriamo che anche le altre ragazze vengano subito rilasciate”. Non è chiaro se le sue figlie siano tra quelle liberate. Più di 50 ragazze erano riuscite a scappare subito dopo il raid notturno di Boko Haram nella scuola secondaria femminile di Chibok.
Gli integralisti islamici ne aveva liberato altre 21 alla fine di ottobre del 2014, dopo le negoziazioni con la croce rossa. Molte delle Chibok girls sono cristiane, ma sono state incoraggiate a convertirsi all’islam e a sposare i propri sequestratori mentre si trovavano in cattività. Boko Haram ha sequestrato centinaia di altre persone durante i suoi otto anni di attività.
Il gruppo ha come obiettivo finale quello di creare un califfato islamico nel nord-est della Nigeria. Più di 30mila sono state le persone uccise dai terroristi e centinaia di migliaia sono stati forzati a scappare dalle loro case.
La soddisfazione delle autorità nigeriane
Un portavoce del presidente Buhari ha dichiarato di essere profondamente grato agli “Agenti di sicurezza, i militari, il governo svizzero, la croce rossa e le ONG nazionali ed internazionali” per il ruolo svolto nelle operazioni di recupero delle prigioniere. Il mese scorso il presidente nigeriano aveva dichiarato che il governo rimaneva “in costante contatto con i sequestratori attraverso le negoziazioni, tenute dall’intelligence nigeriana per assicurare il rilascio delle rimanenti ragazze e delle altre persone sequestrate”.
La campagna internazionale per il rilascio delle giovani studentesse ha visto coinvolte, tra gli altri, l’ex first lady Michelle Obama e molte star di Hollywood.
Chi sono gli islamisti di Boko Haram
Il gruppo è stato fondato nel 2002, ad opera di alcuni integralisti islamici che inizialmente si opponevano allo stile educativo di tipo occidentale che era stato adottato nelle scuole nigeriane. Il nome Boko Haram nella lingua hausa significa, infatti, “l’educazione occidentale è proibita”. Passato all’azione armata, il gruppo ha lanciato le prime operazioni militari nel 2009. Ha ucciso migliaia di persone, per la maggior parte nel nord-est della Nigeria, sequestrato centinaia di innocenti, incluse centinaia di studentesse.
I soldati islamici sono presenti soprattutto nel nord-est del paese, dove rivendicano la nascita di un califfato e dove si svolgono la maggior parte delle loro azioni armate contro la popolazione civile. Collegato con il cosiddetto Stato Islamico, si è autoproclamato l’Isis della “provincia dell’Africa dell’ovest”. Il gruppo si è diviso in agosto dopo gli scontri che sono seguiti fra i diversi leader emersi all’interno del gruppo.