La Corte europea dei diritti umani ha, per il momento, ribaltato la sentenza della Corte Suprema britannica sulla vicenda che riguarda il piccolo Charlie Gard, aggiungendo che esaminerà con procedura d'urgenza il ricorso presentato dai genitori Connie e Chris, come ha riportato ieri il "Corriere della Sera" nella sua edizione online.

La storia del piccolo Charlie

Il piccolo Charlie, nato il 4 agosto 2016, è affetto da una rarissima malattia genetica, la Sindrome da deplezione del Dna mitocondriale, della quale fino ad oggi sono stati accertati solo 16 casi al mondo.

Siccome per questa rarissima patologia non esiste una cura, i medici del Great Ormond Street Hospital, dove il piccolo è ricoverato in terapia intensiva da quando aveva 8 settimane, hanno suggerito ai genitori di porre fine alle sue sofferenze.

A seguito del rifiuto della coppia, dopo diversi tentativi, i sanitari si sono rivolti alla Corte Suprema britannica che, il 12 aprile scorso, dietro sentenza del giudice Nicholas Francis, ha ritenuto che fosse negli interessi del piccolo Charlie interrompere le cure. I genitori sono rimasti scioccati e perplessi e, al momento della lettura della decisione, sono scoppiati a piangere in aula. Infatti erano convinti che il tribunale britannico avrebbe concesso una chance al piccolo, soprattutto dopo che il giudice Francis aveva fatto visita a Charlie per accertarsi delle sue reali condizioni.

Inoltre la madre e il padre del bimbo hanno manifestato l'intenzione di sottoporre il loro figliolo ad una terapia sperimentale negli Stati Uniti e, a questo scopo, hanno avviato una sottoscrizione che, in poco tempo, ha raccolto 1 milione e 250mila sterline da quasi 100mila donatori. Anche in Italia si sono moltiplicati gli appelli per dare una speranza a questa giovane vita, chiamando anche in causa il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, come ha fatto Luca Russo dell'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII.

Dopo la sentenza della corte britannica, i genitori avevano tempo fino alla mezzanotte del 19 giugno per presentare ricorso alla Corte europea dei diritti umani, come in effetti hanno fatto. Inoltre, considerata la particolarità del caso in questione, l'organo giurisdizionale internazionale aveva chiesto un po' di pazienza in più ai rappresentanti britannici, per dare la possibilità alla madre e al padre di Charlie di completare la corposa documentazione da presentare.

La decisione della Corte europea

Nel rendere nota la sua decisione di accettare di esaminare il ricorso presentato dai genitori del piccolo Charlie, la Corte ha esortato i sanitari del Great Ormond Street Hospital ad adottare tutte le precauzioni e le metodiche del caso, per far sì che il piccolo rimanga in vita e che gli siano ridotte, per quanto possibile, le sofferenze fino a quando non verrà completato l'esame della vicenda. L'organismo giurisdizionale europeo, comunque, ha assicurato che darà la priorità a questo caso, vista la particolare delicatezza della situazione.