Anche se di anni ne ha 84 e più che "mamma Ebe" meriterebbe a questo punto l'appellattivo di "nonna Ebe", non sembra ancora sazia di truffe e raggiri. Ricordate la santona di Pistoia, al secolo Gigliola Ebe Giorgini? È tornata alla ribalta per aver "incantato" una donna con problemi di infertilità proponendole come cura miracolosa per propiziare una gravidanza una pomata magica da applicare sul ventre. La donna che conquistò la fama di guaritrice è stata condannata in via definitiva. Dopo inchieste in più parti d'Italia a partire dagli anni '80, ha cumulato denunce per estorsione e circonvenzione d'incapace, truffa ed altre imputazioni non proprio di lieve entità.

E ora torna alla carica con le sue antiche "arti". Dopo un'indagine delle questure di Forlì e Cesena, è stata denunciata per esercizio abusivo della professione medica.

Le nuove attività della 'santona' imprenditrice

Stavolta mamma Ebe aveva promesso di guarire una donna dall'infertilità e la curava nella sua casa in Romagna applicandole una pomata sulla pancia. Una segnalazione ha interrotto l'esercizio abusivo della professione medica che la santona stava praticando sulla giovane che il marito, a sua volta denunciato per maltrattamenti, aveva costretto a sottoporsi a trattamenti alternativi, quale l'applicazione della sostanza "miracolosa".

Una lunga scia di guai giudiziari

Mamma Ebe, fondatrice dell'ordine della "Pia Unione di Gesù Misericordioso", ovviamente mai riconosciuto dalla Chiesa, ha accumulato una lunga serie di accuse e inchieste.

Il primo arresto è del 1984 per associazione a delinquere, truffa, sequestro di persona, estorsione ai danni di anziani e circonvenzione di incapaci. Nelle case gestite dall'organizzazione in Piemonte, Toscana ed Emilia Romagna, accadevano gravi abusi fisici e psichici ai danni di persone malate, cui veniva estorto denaro per trattamenti medici e rituali con la promessa della sicura guarigione.

Il processo si concluse con la condanna a 10 anni di reclusione.

Condanna definitiva

Mamma Ebe era agli arrresti domiciliari dallo scorso anno, quando la Cassazione ha confermato e reso definitiva la condanna quasi dimezzata, a 6 anni di reclusione inferta dalla Corte d'Appello di Firenze. Con lei furono arrestati il marito e un collaboratore e altre 14 notifiche di provvedimenti cautelari raggiunsero collaboratori o adepti.

I guai giudiziari hanno solo limitato l'attività nelle sue ville, anche della casa madre di San Baronto, in provincia di Pistoia. Di fatto la sua attività non si è mai fermata, continuando incontri su appuntamento. La sua storia è stata raccontata dal regista Carlo Lizzani in un film presentato nel 1985 alla Mostra del cinema di Venezia.

Gli anni dei grandi affari

Negli anni d'oro della sua attività, era a capo di un vero e proprio impero finanziario. Aveva 15 sedi, quattro ville, alcune società, auto di lusso, un panfilo e una collezione di 33 pellicce, oltre a gioielli con cui la santona finta vergine affamata di sesso e soldi, amava agghindarsi. Era venerata e temuta dagi adepti della setta che per lei avevano lasciato tutto, prendendo i voti se pur sposati per aderire a un ordine fasullo, regalandole i loro beni per avere in cambio da lei la guarigione da qualsiasi male, pronti a sottoporsi a vessazioni, punizioni anche corporali.

L'attività di santona e guaritrice le faceva guadagnare anche 5 milioni di lire al giorno da sola, somministrando a pazienti e fedeli mix di erbe e pscicofarmaci. A distanza di decenni, anche se è stata più volte ammanettata ed è finita in galera, c'è chi continua ad andare in processione da lei.