Laura Guardo è un medico con disabilità che presta servizio in Sicilia. Si è laureata a Catania nel 2002 con il massimo dei voti e si è successivamente specializzata in fisiatria nella stessa città nel 2006. Le sue capacità le hanno permesso di trovare un posto di lavoro solo un paio di settimane dopo aver concluso la specializzazione e sebbene gli inizi siano stati complessi, considerato che la sede si trovava a ben 65 km dal suo domicilio, il dover viaggiare costantemente per 4 ore tra andata e ritorno non l'ha mai scoraggiata, perché sapeva di condividere la sorte di altri colleghi e si augurava che, con un po' di pazienza e facendo girare il proprio curriculum, sarebbe riuscita nel giro di qualche mese a ridurre le distanze.

Dopo qualche anno, Laura ha avuto un'altra occupazione in un piccolo paese a 10 km dalla sua città ma la situazione purtroppo non è migliorata, perché non solo il tempo impiegato per raggiungere il luogo di lavoro non si è ridotto di molto ma oltretutto la donna si è ritrovata a passare ore alle fermate degli autobus anche sotto le intemperie. Niente, comunque, è riuscito ad abbattere la giovane dottoressa, per la quale lavorare significava aver realizzato un sogno inseguito sin dall'iscrizione alla facoltà di medicina ed essere una persona produttiva all'interno della società.

Una nuova possibilità ma in seguito la doccia fredda del licenziamento

Tre anni fa, la svolta. Laura trova un lavoro dapprima di 10 e poi di 18 ore settimanali e riesce ad instaurare un ottimo rapporto con i colleghi, i pazienti e i loro familiari.

La sua speranza a quel punto è stata quella di continuare a svolgere questa attività ed andare ad aumentare il numero di ore di servizio ma ad agosto del 2016 arriva una doccia fredda: la dottoressa viene licenziata in tronco, nonostante l'assenza di qualsiasi episodio di controversia, e non ottiene nessuna spiegazione che giustifichi il provvedimento, vista la mancanza di motivi di esubero o di non necessità della sua figura professionale.

C'è chi ha correlato la misura subita dalla Guardo al fatto che in un'occasione, mentre visitava un paziente intollerante al contatto fisico, ha battuto la testa a causa di un calcio ricevuto dall'uomo. Laura, però, ritiene che questa eventualità sarebbe discriminatoria, perché non solo il fatto non ha avuto grosse conseguenze e non le ha impedito di tornare al lavoro nel giro di un paio di giorni, ma oltretutto sono situazioni non insolite quando si ha a che fare con pazienti con gravi problemi e in altri casi analoghi di sua conoscenza l'operatore coinvolto aveva ottenuto l'infortunio e continuato a svolgere le proprie mansioni.

Laura non chiede niente di più che lavorare in un centro di riabilitazione, ossia poter conseguire di nuovo l'occupazione per la quale si è formata con grande impegno, in applicazione della legge 68/99. L'aver fatto sentire la propria voce riuscirà a smuovere le acque?