Un movente che non c'è o, se c'è, è incredibile: ha usato Uber, il servizio di trasporto automobilistico alternativo al taxi, per farsi portare a una destinazione e ha brutalmente ucciso il guidatore.

Sarà processata come una persona adulta Eliza Wasni, 16 anni, accusata di omicidio per aver colpito a morte lunedì notte a Chicago Grant Nelson, 34 anni che, per arrotondare i guadagni, lavorava come autista per la compagnia Uber.

La ragazzina, armata di un macete e un coltello, ha chiesto un passaggio al driver della ride sharing company, ma, dopo qualche minuto che era salita a bordo, l'ha accoltellato.

Aiuto sto morendo

"Help me, help me": le urla disperate di Grant Nelson, fuggito a piedi sanguinante dall'auto e rifugiatosi in un condominio del quartiere di Lincolnwood, Chicago, hanno attirato l'attenzione di alcuni residenti. Qualche momento prima, mentre stava per lasciare Eliza Wasni a destinazione, all'improvviso la passeggera minorenne, con un macete e un coltello lo ha ripetutamente colpito al braccio destro, al tronco, al torace.

L'uomo l'aveva caricata a bordo della sua auto qualche isolato prima all'altezza di uno store dove la teen ager aveva appena rubato le armi.

Poi durante il brevissimo itinerario, l'inaspettata furia omicida. L'autista in fuga, ha lasciato una scia di sangue su un prato condominiale.

Già agonizzante ma cosciente, alla polizia giunta sul posto ha raccontato cosa aveva vissuto pochi istanti prima e fornito una descrizione della sua assalitrice. Purtroppo però non ce l'ha fatta: trasportato d'urgenza in ospedale, è morto a causa delle ferite multiple.

L'assassina nascosta dietro a un cespuglio

Nel frattempo, Eliza Wasni si era messa alla guida dell'auto di Grant ed era scappata, ma non ha fatto molta strada.

Gli agenti di Lincolnwood l'hanno trovata non lontana dal luogo del crimine, nascosta dietro a un cespuglio. Era in reggiseno e leggings perché si era sbarazzata della sua camicia insanguinata ma aveva le armi del delitto ancora in mano. I poliziotti le hanno ripetutamente intimato di gettarle, ma ha rifiutato di farlo. E solo quando gli agenti hanno usato una pistola taser sono riusciti a neutralizzarla.

L'omicida quella notte si era fatta portare da un primo autista presso una stazione ferroviaria, da un altro nello store dove aveva rubato le armi. Finché, tramite l'app sul suo cellulare, aveva fatto la terza chiamata a Grant, vittima della sua cieca violenza omicida.

In cerca di un movente: caso o prova criminale?

"Si è trattato di un atto di violenza random", è stato il secco commento del giudice Michael J. Hood che ritiene "casuale" l'impeto omicida della 16 enne a cui nel corso della prima udienza, ha negato la cauzione.

L'imputata non ha precedenti, andava a scuola e viveva con la madre single alla periferia di Chicago. Di fatto, a parte la sconvolgente dinamica di ciò che è accaduto, manca un movente.La polizia, anche indagando nella vita della ragazzina, sta cercando di risalire a delle motivazioni.

Per ora sono state fatte ipotesi che, per quanto assurde, saranno vagliate dagli inquirenti. Una è che la ragazza facesse parte di una baby gang, una banda criminale di teen ager e dovesse sottoporsi a un rito di iniziazione. Oppure che sia schizofrenica. Infine che volesse compiere un omicidio a sangue freddo. Mentre le sono state lette le accuse di omicidio, è rimasta in silenzio. L'aspetta il carcere a vita.