Con il pretesto di volerla aiutare, due balordi, Nicole Docheriu e Marian Tanasie, entrambi rumeni di 25 anni, trascinarono una ragazza polacca, Natalia Gregorczyk, 24 anni, in una catapecchia nella pineta di Ostia dove la violentarono per 24 ore. Ora il tribunale di Roma ha emesso una sentenza esemplare nei confronti dei due responsabili dello stupro: sono stati condannati a 20 anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Purtroppo nel giorno in cui le è stata resa giustizia, lei, Natalia Gregorczyk, non ha potuto esserci perché morì in Polonia qualche mese dopo della tragica vicenda.

Lo stupro

La mattina del 31 luglio del 2015, la povera Natalia si trovava sul lungomare di Ostia. Con la scusa di aiutarla i due condannati, Nicole Docheriu e Marian Tanasie, si erano offerti per accompagnarla alla fermata dell'autobus. E invece, la caricarono in auto per condurla in un rifugio di fortuna, una squallida baracca nella pineta di Castelfusano, ad Ostia, dove vivevano. Quindi la costrinsero a scendere e la trascinarono nella catapecchia dove per la ragazza cominciò l'inferno: fu violentata a turno senza pietà dai due aguzzini che, come poi testimoniato dalla stessa vittima, abusarono di lei almeno sedici o diciassette volte, impedendole di scappare perché nel frattempo continuavano a picchiarla e a strapparle i capelli.

Quando si stancavano, dormivano sempre a turno per non farla scappare. Lo stupro sfociò in una rissa tra chi guardava e chi abusava e, grazie a qualcuno, la ragazza riuscì a liberarsi.

La richiesta d'aiuto e la cattura dei due criminali

In slip e piena di lividi e contusioni, Natalia riuscì a trascinarsi fino al ristorante "Romolo e Luigi" in viale dei Promontorori ad Ostia e a trovare la forza di raccontare quel che aveva vissuto.

A due camerieri, che la soccorsero come poi testimoniato al processo, la ragazza piangendo e sconvolta disse di essere stata violentata per un giorno intero da due uomini mentre attorno altri assistevano e ridevano. La circostanza è stata avvalorata dalla dichiarazione di un rumeno che riferì di aver visto la ragazza stessa su un materassino all'esterno della baracca piena di lividi e sanguinante.

I camerieri le diedero il sostegno per chiamare le forze dell'ordine che poi la ragazza accompagnò sul posto: Dochieru fu bloccato mentre era sul materasso dove era avvenuto lo stupro, mentre Tanasie fu arrestato poco dopo su un autobus.

La sentenza e la reazione degli imputati

Il tribunale di Roma ha condannato i due imputati a 20 anni di reclusione, una pena più severa di quella richiesta dal pm, di 15 anni, perché le atrocità commesse dai due hanno spinto i giudici a non concedere alcuna attenuante. Uno dei due imputati, Marian Tanasie, prima della lettura della sentenza, piangeva. Poi ha smesso e quando ha ascoltato il verdetto, ha mimato davanti al suo difensore l'impiccagione come a voler far credere che al rientro in carcere si sarebbe suicidato.

Tanasie, a differenza del coimputato che è rimasto in silenzio, si è sempre proclamato "innocente" sostenendo che il fatto avvenne perché erano ubriachi, ma la ragazza era consenziente. Ovviamente, un'assoluta falsità. Peccato che la vittima non potrà mai sapere che le è stata resa giustizia, come le era dovuto.