I dati sono evidenti, il piano di distribuzione delle 'quote migranti' ad ogni singolo Paese dell'Unione Europea non sta funzionando a dovere. A conti fatti dal 2015 ad oggi, Grecia ed Italia sono gli Stati membri che proseguono a pagare dazio. In Italia, in particolare, quest'anno i migranti ridistribuiti ad altri Paesi dell'Unione sono stati poco più di 6.500: non sono pochi, ma lo diventano alla luce dell'emergenza che sta vivendo il Belpaese. Tra le cause imputate all'attuale scenario, la Commissione Europea ha individuato le evidenti 'inadempienze' dei Paesi dell'est.

Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca non stanno rispettando quel principio di 'solidarietà e responsabilità' che Bruxelles aveva invocato due anni fa, in occasione della sottoscrizione degli accordi.

Gli sforzi di Germania e Francia

Tra i capi di Stato che avevano sollecitato un maggiore rigore verso i Paesi indampienti c'era stato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In occasione della sua visita in Grecia, in un campo profughi di Atene, Mattarella aveva sottolineato che "chiedere il rispetto degli accordi sulla ricollocazione dei migranti esige la stessa intransigenza che l'Unione Europea applica, quando chiede ai Paesi membri di avere i conti in ordine". In tal senso, c'è da dire che negli ultimi mesi la Commissione Europea ha ripetutamente chiesto ai governi di Budapest, Praga e Varsavia il rispetto del piano di ricollocamento dei cittadini stranieri.

Alla luce delle 'orecchie da mercante', da Bruxelles sarà presto aperta una procedura di infrazione contro i tre Stati inadempienti. Ad oggi, i Paesi nei quali sono stati ricollocati più immigrati, tra quelli precedentemente accolti da Italia e Grecia, sono la Germania e la Francia. Berlino ha accolto 5.658 profughi, Parigi è a quota 3.478. Da dire che altre nazioni, come Portogallo, Finlandia ed Irlanda, pur essendo ancora al di sotto nei numeri che erano stati loro assegnati, hanno compiuto notevoli sforzi in tal senso.