Da stamane alle 11.00 in Siria è scattata la tregua concordata tra Russia e Stati Uniti al vertice di Amburgo. Il cessate il fuoco al quale ha aderito il regime di Damasco entra in vigore nella zona sud-occidentale del Paese, mentre a Raqqa resistono accerchiati i combattenti dello stato islamico.

Il G 20 di Amburgo e l'incontro bilaterale

Il G20 tenutosi nella giornata di ieri, 8 luglio 2017, ad Amburgo, Germania, si è concluso senza significativi passi in avanti sui dossier in discussione; soltanto sulla lotta al terrorismo i 20 trovano l'unanimità.

L'unico risultato degno di tale nome è stato raggiunto tra Donald Trump, il vero protagonista che decide e si impone, e Vladimir Putin, che in un incontro bilaterale fuori dal programma del vertice concordano sul cessate il fuoco nel Sud-Est della Siria, con la speranza poi di poterlo estendere ulteriormente su tutto il territorio interessato.

Un accordo questo che coinvolge anche i Paesi di Giordaniae Israele, entrato in vigore alle ore 12.00, orario di Damasco (le 11.00 in Italia) nelle province di Sweila e Quneitra, oltre che quella di Daraa. La speranza questa volta è che la tregua possa portare almeno ad un fermo dei combattimenti per un tempo prolungato.

Stati Uniti e Russia nel conflitto siriano sostengono parti opposte: Mosca è schierata al fianco del presidente Bashar al-Assad, Washington al fianco dei ribelli.

Con questo accordo però, con la loro personale garanzia, hanno dato un segnale concreto dei risultati che possono ottenere insieme.

Adesso il punto è vedere quanto resisterà la tregua che non è certo la prima dichiarata in Siria.

Altri tentativi vani di tregua

Altri tentativi simili rispetto a quello concordato ieri tra Russia e Stati Uniti ce ne sono stati diversi.

Proprio l'ultima ha interessato la Russia e la Turchia lo scorso dicembre e mai tutte sono riuscite a bloccare definitivamente i bombardamenti.

Intanto, verso il centro del Paese, continuano gli scontri tra l'esercito siriano e i militanti ISIS, così come anche più a nord.

Negli ultimi due anni, in Siria, il califfato ha perso gran parte del suo territorio ed ora difende disperatamente la sua capitale, Raqqa, dall'assalo delle forze curde sostenute dagli Stati Uniti che sono riuscite ad entrare in città.

Nonostante questo però, i ribelli non cedono per il nome dello Stato Islamico. Proprio come è accaduto ieri a Mosul, in Iraq, che sembrava definitivamente nelle mani dell'esercito iraqeno, eppure, ancora stamattina, i combattenti dell'ISIS si oppongono all'avanzata, circondati e concentrati in poche centinaia di mq nella Città Vecchia.