Ambientata in Pakistan, questa notizia fa rabbrividire. La vicenda accade in un piccolo villaggio nel distretto di Multan, il Punjab, dove il consiglio del villaggio ha decretato una condanna terribile: punire uno stupratore arrecando la stessa violenza alla sorella.

Si tratta di una vicenda che ci sembra incredibile, ma così tanto strana non è, se si pensa che in Pakistan le donne hanno ancora pochissimi diritti. In questo paese una donna povera non ha alcun diritto, non può frequentare la scuola e non è considerata utile a nulla se non a dare alla luce bambini.

Molto spesso succede che le vittime di stupro siano considerate una vergogna da parte della famiglia, vergogna che deve essere pagata dalla vittima stessa. In Pakistan non siamo nuovi a certe vicende, se consideriamo che ad Aprile un uomo ha tagliato i genitali e cavato gli occhi di un quindicenne perché non voleva che frequentasse la figlia.

La vicenda

A luglio un ragazzo si presenta alle porte del consiglio del villaggio e denuncia lo stupro della sorella minore di 12 anni. Sono gli stessi abitanti del villaggio a catturare l'aggressore e a portarlo con la forza di fronte al Panchayat, il consiglio del villaggio, in attesa di una severa condanna. Il Panchayat, la sera stessa, si riunisce per stabilire una pena esemplare per lo stupratore.

Sono 40 le persone che discutono e raggiungono un verdetto: la condanna è lo stupro della sorella del condannato da parte del fratello della ragazzina violentata.

La sorella ha solo 17 anni e il giornale locale racconta che la violenza ai danni della stessa sia stata subita davanti agli occhi dei suoi genitori. La denuncia è arrivata da parte della madre della diciassettenne che si è rivolta alla polizia del Pakistan.

Per la polizia non è stato difficile fare le ricerche, arrestare lo stupratore della sedicenne e 20 persone facenti parte del consiglio.

Il Pakistan si conferma nuovamente un paese in cui la violazione dei diritti umani, non solo quelli delle donne, è all'ordine del giorno. Solo qualche mese fa avevamo assistito alla lunga battaglia di Abdul Waheed, il quale aveva organizzato una petizione contro la decisione del governo di non festeggiare San Valentino. Considerato "giorno della vergogna", infatti, il 14 Febbraio è stato vietato qualsiasi festeggiamento, a conferma della mentalità ancora ristretta del paese in questione.