Nelle zone controllate dai miliziani dell'Isis i capi dell'organizzazione spingono gli jihadisti a sposare donne del posto, in modo da legittimare l'occupazione del territorio. Fotografie e video delle cerimonie nuziali e dei festeggiamenti recuperati dagli smartphone dei combattenti, che mostrano come avvengono i matrimoni sotto l'egida delle bandiere nere, dove la legge è ispirata alla più rigida (e malsana) interpretazione della legge coranica. Il settimanale l'Espresso ne ha raccolte alcune, che vi riproponiamo.

Spose adolescenti con l'aria infelice

In un video si vede una sposa ragazzina sui quindici anni, truccata pesantemente e con espressioni del volto che non esprimono la felicità che normalmente dovrebbe accompagnare un lieto evento come il matrimonio. Vestita con un abito da sposa bianco si fa fotografare insieme allo sposo ed ai suoi familiari. Le bandiere nere sono onnipresenti, per sottolineare l'appartenenza e la fedeltà al Califfato. Spesso nelle fotografie appaiono kalashnikov, imbracciati dalla sposa o dai familiari, come per evidenziare che l'ideale jihadista non viene accantonato nemmeno nel giorno delle nozze. Compaiono pochi invitati, probabilmente i familiari degli sposi. Le donne della famiglia eseguono il tradizionale urlo zagharid, mentre i maschi escono in strada e sparano in aria colpi di kalashnikov.

Tra ricatti e nozze forzate

Spesso dietro ai matrimoni si cela una realtà fatta di minacce, costrizioni, conversioni forzate e talvolta violenze. Per legittimare l'occupazione dei territori infatti i vertici dell'Isis spingono gli jihadisti a sposarsi con donne del luogo. Talvolta il matrimonio viene usato per "accreditarsi" agli occhi dei miliziani dell'Isis, con la speranza di essere risparmiati da violenze e abusi, e talvolta vengono decisi non dalla sposa, ma dal capofamiglia, che mediante il matrimonio della figlia ambisce ad entrare nei ranghi dell'Isis.

Il destino delle spose

Le giovani spose sono quasi sempre destinate ad un'esistenza e un futuro poco felice. Oltre a condurre una vita di privazioni spesso si ritrovano vedove dopo poco tempo, perché il marito cade in battaglia, oppure finiscono per essere vittime della vendetta delle milizie sciite, come è accaduto a Mosul, dove quando sono stati cacciati i miliziani dell'Isis i "liberatori" si sono vendicati sulle loro spose.

E così dopo essere state costrette al matrimonio, maltrattate e private di una dignità dal Califfato, quando arrivano i liberatori subiscono un trattamento persino peggiore: picchiate, violentate, talvolta uccise.