Martedì scorso nei pressi dell'area portuale di Bari un gruppo di cinque ragazzi, quattro minorenni ed un maggiorenne hanno violentato a turno una ragazzina di 15 anni, adescata da un membro del branco con la scusa di offrirle un gelato. Si tratta dell'ennesimo episodio di "stupro di gruppo", un macabro rituale che periodicamente ci ritroviamo a leggere nelle cronache. Ma cosa scatta nella mente di chi commette queste barbarie? Quali sono le dinamiche della violenza di gruppo? Prova a spiegarlo sulle colonne dell'Agi (Agenzia Giornalistica Italia) la dottoressa Maura Manca, Psicologo Clinico e Psicoterapeuta specializzata in problematiche legate al mondo adolescenziale.

Estate e feste sono il periodo più rischioso

Le vacanze estive, specialmente in presenza di feste, libere uscite, e magari l'assunzione di alcolici e droghe sono il momento più favorevole per la messa in atto di questo genere di violenze, che in molti casi le vittime per paura o per vergogna preferiscono non denunciare. Durante l'estate gli adolescenti si sentono più liberi, escono e fanno tardi la sera, frequentano luoghi che nel periodo scolastico sarebbero off limits. Un contesto dove è più facile "spingersi oltre", per spezzare la noia o cercare emozioni e adrenalina.

Le dinamiche del 'branco'

Certamente il gruppo spinge i giovani a sentirsi più forti, più potenti, vengono superati i limiti e la paura si trasforma in emozione.

In un contesto come questo è più facile arrivare a commettere atti brutali, anche perché quando il branco attacca non si rende conto a che punto può spingersi. Si verifica l'effetto contagio, "se lo fanno i miei amici lo faccio anche io", ed il fatto che la responsabilità sia suddivisa tra i membri del gruppo produce un effetto di deresponsabilizzazione dell'individuo, che si auto giustifica.

In questo contesto la vittima viene "deumanizzata", non viene considerata sotto l'aspetto umano bensì posta alla stregua di un oggetto di cui si può abusare, senza provare empatia o compassione nei suoi confronti. Nella logica del branco a prevalere è la volontà di soddisfare i propri scopi.

La voglia di superare i limiti

Quando si macchiano di barbarie i membri di un branco sono ben consapevoli di commettere qualcosa di brutto, sanno che stanno andando oltre, ma è proprio questo che cercano.

Ed in quel momento non si rendono conto delle conseguenze dei loro comportamenti. Si tratta di ragazzi che non sono abituati a sostenere delle responsabilità e sono incapaci di assumersi la responsabilità delle proprie azioni. Si tratta di individui che non si fermano a pensare, non sono educati a provare empatia per il prossimo, non pensano che la vittima prova delle emozioni e dei sentimenti che dovrebbero essere rispettati. Nella loro mente si sentono come "autorizzati" a compiere queste atrocità.

Chi è vittima di un branco si sente impotente, senza una via di fuga dinnanzi alla superiorità numerica del gruppo, i cui componenti si sostengono e si incitano a vicenda, arrivando a compiere atti che se singolarmente non farebbero mai.

Si tratta di un fenomeno meno isolato di quanto possiamo immaginare, se consideriamo che secondo l'Osservatorio Nazionale Adolescenza il 2% delle adolescenti ammette di aver avuto rapporti intimi contro la propria volontà.