La mafia del Gargano era solita agire sempre d'inverno. "Mai guerra d'estate" era la legge, poiché durante la stagione estiva la costa pugliese è gremita di migliaia di turisti. Invece, il 27 luglio scorso, quella stessa legge passa inosservata. Nel centro storico di Vieste, quella mattina, i carabinieri hanno rinvenuto, in una pozza di sangue, il cadavere di Omar Trotta, un 31enne pregiudicato, ucciso davanti agli occhi della moglie e in mezzo ai turisti.

Ancora più recentemente, il 9 agosto, e ancora più a nord di Vieste, precisamente a San Marco in Lamis, nelle vicinanze di San Giovanni Rotondo, dove gli autobus turistici hanno accompagnato i devoti di San Pio, quel giorno come tutti gli altri giorni, si è consumata l'ennesima tragedia.

Una vera e propria strage d'estate attuata per ammazzare un capo clan di Manfredonia, Mario Luciano Romito. Questi era in compagnia del cognato Matteo de Palma, a bordo di un Maggiolino Volkswagen, e sono stati freddati entrambi con un fucile da caccia e un kalashnikov. L'omicidio, però, ha visto il coinvolgimento di due innocenti e malaugurati agricoltori casualmente presenti al momento dell'agguato, Aurelio e Luigi Luciano: persone sbagliate al momento sbagliato nel luogo sbagliato. Due testimoni scomodi da eliminare in fretta.

Il "miracolato"

Romito è stato definito un "miracolato": sempre al centro dell'odio fra i clan e sempre nel mirino dei killer, l'aveva fatta sempre franca. Per fare alcuni esempi:

  • 18 settembre 2009: era in compagnia del fratello Ivan e una bomba, posta all'interno della ruota anteriore e della carrozzeria dell'Audi A4, esplose mentre Romito, per l'obbligo di firma, si stava recando alla caserma dei carabinieri di Manfredonia;
  • 27 giugno 2010: sempre nella cittadina manfredoniana, alcuni ignoti, a bordo di un'auto, uccisero il 23enne Michele Romito ferendo, appunto, Mario Luciano, mentre i due erano a bordo di una Y10.

Ma sono molti altri gli episodi di mafia garganica che vedono spesso spuntare il nome del boss.

Quali sono le ipotesi prese in considerazione?

Ci si chiede, naturalmente, chi potrebbe aver voluto la morte di Romito. Per il momento sono state prese in considerazione due ipotesi: da un lato, si pensa ad una vendetta per l'omicidio di Giuseppe Silvestri, un tempo vicino a Peppe u' muntanar (Giuseppe Pacilli), uno dei 30 latitanti più pericolosi d'Italia, risalente al 21 marzo scorso; dall'altro lo si collega a nuove lotte per il controllo del territorio.

La cosa certa è che quest'uccisione sarà il presupposto per altrettanti omicidi che faranno del Gargano un territorio altamente criminalizzato. E, soprattutto, si tratta di quella vecchia faida tra le famiglie di Manfredonia e Monte Sant'Angelo, Libergolis-Romito, cominciata nel lontano 1978, a causa di un furto di bestiame.

Minniti a Foggia

Michele Merla, il sindaco di San Marco in Lamis, si è rivolto al ministro degli Interni, Marco Minniti, esortando lo Stato ad intervenire, dato l'elevato livello di criminalità raggiunto. Nella prefettura di Foggia, Minniti deciderà il rafforzamento dei presidi delle forze dell'ordine sul territorio e le strategie investigative atte ad identificare i responsabili della strage del capo clan Romito.