Mario Santilli è morto dentro al suo camper, il suo cuore non ha resistito al caldo infernale che ha trasformato la sua casa in un forno di 60 gradi. Lo hanno ritrovato sabato all'una di notte nel camper parcheggiato in Viale Ungheria a Milano, rannicchiato nel letto e senza vita, a fianco ad una catasta di vestiti. Racconta la sua amica Daniela, la prima a ritrovare il cadavere senza vita dell'uomo: "Aveva gli occhi umidi, ho provato a toccare i polsi ed i collo ed erano rigidi, poi mi sono avvicinata al suo petto ed ho sentito i battiti del cuore ma gli infermieri del pronto soccorso mi hanno assicurato che fosse stato possibile che fosse l'eco del mio cuore".
La storia di un viaggiatore
La storia di Mario è quella di un viaggiatore che era arrivato ad avere un'ottima fama come chef, aprendo un ristorante in India chiamato "La Dolce Vita", nella città di Pune, molto frequentato da Vip e personaggi famosi. Ne parlavano i giornali e Mario andò anche in televisione grazie alla fama del suo ristorante, finché nel 2008 è stato costretto a chiuderlo a causa di un ricatto da parte della polizia indiana e della mafia, che gli aveva intimato di chiudere il ristorante incendiando la sua casa, e minacciandolo che sarebbe stato accusato di omicidio se non se ne fosse andato.
Tornato in Italia si si trasferisce in Abruzzo con la moglie, a Castelvecchio Subequo in provincia dell'Aquila, uno dei paesi più gravemente colpiti dal terremoto del 6 aprile del 2009.
In seguito un blogger del paese, Giovanni Pizzocchia fa un appello sul web sulla sua triste storia: "Era uno chef pluristellato, parlava sette lingue ed era costretto a fare i mercatini guadagnando poco, il terremoto lo ha distrutto, è partito e non è più tornato". A Milano era andato con il suo camper ingiallito dal tempo, che lui chiamava Romeo, ed il suo declino lo portava a bere qualche bicchiere di troppo o a farsi una dose di eroina, mentre di giorno serviva alla mensa dei poveri ed era benvoluto da tutti.
Il caldo eccessivo è stato fatale per il suo cuore
Il caldo è stato fatale per lui, come per molti altri che quotidianamente muoiono nella solitudine e nella disperazione. La radio accesa e le tendine colorate tirate come se potessero bastare ad arginare il caldo infernale che gli ha procurato l'infarto.
La storia di Mario è la storia di tanti, uomini invisibili che vagano nelle città, sotto i ponti, nei dormitori, ognuno con una storia triste strozzata dalle urla silenziose di un dolore che gli altri non sentono. Mario diceva sempre:"Voglio solo una cosa da questa vita che mi ha violentato: voglio sentirmi un essere umano".