Ha investito e ucciso Egon Kase di 75 anni, ciclista sloveno che all'alba di martedì 29 agosto pedalava sul ponte di Revedoli ad Eraclea Mare, in provincia di Venezia, ed è scappato. Tornato a casa Alberto Cian, 18enne neopatentato, dopo una notte che non scorderà per tutta la vita, voleva solo dormire. Sfatto per l'alcol e la droga assunti, per mettere a tacere i genitori che lo interrogavano, ha raccontato sbrigativamente che con l'auto appena comprata, una Opel rossa, aveva avuto un banale incidente provocato dallo scoppio di uno pneumatico.

Padre e madre, per niente rassicurati dalle parole del ragazzo, si sono messi ad indagare. Hanno scoperto che l'auto presentava vistose e preoccupanti ammaccature, un fanale rotto, il paraurti infranto e uno pneumatico squarciato.

Genitori detective

Padre e madre del 18enne, allarmati e insospettiti dall'aspetto alterato e sotto choc di Alberto, hanno avviato delle indagini in proprio. L'auto presentava macroscopici danni che facevano pensare a qualcosa di grave. I genitori coraggiosi e determinati, hanno quindi ripercorso il tragitto che Alberto aveva fatto per arrivare a casa. E non sono sfuggiti al confronto con la peggiore delle verità quando, giunti all'altezza di via Colombo dove era avvenuto l'investimento mortale, si sono trovati davanti una scena tragica.

Per prima cosa, hanno visto in lontananza dei lampeggianti. Poi hanno trovato i carabinieri intenti a fare rilievi, a terra un telo bianco a coprire un cadavere: era quello di Egon Kase, ciclista sloveno di 75 anni, ospite del villaggio San Francesco a Duna Verde di Caorle. Prima dell'alba di martedì, Alberto l'ha investito in pieno, al punto che l'uomo, sbalzato per diversi metri, è morto sul colpo.

Una signora passata in auto per andare a lavoro si è resa conto della gravità dell'accaduto e poco prima delle 6 del mattino ha dato l'allarme chiamando 112 e 118.

Ai carabinieri rivelano i sospetti sul figlio

I carabinieri hanno trovato anche parti della carrozzeria dell'auto di Cian, in particolare un frammento del faro anteriore e avevano iniziato le indagini quando i genitori di Alberto si sono avvicinati e gli hanno comunicato i loro, fondati, sospetti sul figlio.

Ai militari della compagnia di San Donà di Piave hanno raccontato la versione dei fatti data dal figlio, della semplice foratura di una gomma, e come di fatto si presentava l'auto. Il quadro ha subito fatto apparire chiaramente chi fosse il pirata della strada e l'intervento dei genitori è stato decisivo. Non restava che arrestarlo.

L'arresto in casa accompagnati da mamma e papà

E così, quando i militari alle 6 e 30 si sono presentati nella casa della famiglia Cian per arrestare Alberto, a fargli strada sono stati proprio la mamma e il papà del ragazzo, studente con la faccia da bambino, con qualche lavoretto da cuoco all'attivo. Solo in quel momento, il ragazzo che non era riuscito a dormire, al culmine della tensione, è scoppiato a piangere.

"Ho solo sentito di aver urtato qualcosa, ma non ricordo che cosa", sarebbe stata l'unica frase pronunciata dal ragazzo, arrestato con l'accusa di omicidio stradale, omissione di soccorso, e guida in stato di alterazione psicofisica sotto l'effetto di stupefacenti. Per il dolore, la mamma si è sentita male ed è stata portata all'ospedale. In ospedale i militari hanno portato anche il figlio per sottoporlo ai test su alcol e droga: è risultato positivo ad entrambi. Quindi è stato trasferito nel carcere di Venezia. La pm Elisabetta Spigarelli ha chiesto la convalida del fermo. L'interrogatorio di convalida è previsto per oggi.