A Roma è ancora emergenza abitativa. Dopo lo sgombero dei giorni scorsi del palazzo di via Curtatone, anche il palazzo in via Raffaele è stato evacuato in data 30 agosto, stavolta per un incendio. A bruciare, però non era il palazzo dimora dei migranti, bensì la discarica abusiva di fronte all’edificio occupato da ormai oltre tre anni. Come riporta La Repubblica, i residenti si sentono abbandonati dalle istituzioni, in quanto i disagi sono stati segnalati più volte senza nessun intervento da parte del Comune capitolino.

Ennesimo disagio, quindi, nella capitale causato dalle politiche di accoglienza non adeguate.

Di certo l’emergenza non è nata dopo lo sgombero di via Curtatone e Piazza Indipendenza, ma era già presente da molto tempo nel territorio romano e in generale è un’emergenza tutta italiana. Le strutture inadatte e le soluzioni temporanee sono i motivi per cui oggi centinaia di persone vengono trasportate da una sistemazione di fortuna all’altra, senza poter trovare un impiego e men che meno integrarsi.

Le continue critiche alla giunta e al Governo non cessano. Sia per la violenza degli sgomberi sia per le condizioni generali di accoglienza dei richiedenti asilo. Intanto, la sindaca di Roma Virginia Raggi grida all’emergenza abitativa spiegando che sono più di 200mila le abitazioni vuote; 10mila persone sono in lista d’attesa da più di 10 anni per un alloggio popolare e le occupazioni abusive sono centinaia.

La Raggi, così, indica i numeri preoccupanti della capitale: 'Questo è il vero volto dell’emergenza abitativa e la conseguenza di politiche dell’accoglienza totalmente inadeguate rispetto alla realtà di questi anni'.

La soluzione

La soluzione, secondo il Primo cittadino ci sarebbe: mappare tutti gli edifici sequestrati alla criminalità organizzata nella città di Roma per un reimpiego sociale: 'Vogliamo destinarli a nuclei familiari in condizioni di fragilità all’interno del nuovo Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo temporaneo' scrivi la Raggi sulla sua pagina Facebook.

Intanto la Digos continua a indagare per capire se nel palazzo di via Curtatone ci fosse effettivamente un racket degli affitti, sospetto nato dopo il ritrovamento di alcune ricevute di pagamento all’interno dello stabile. Tra i migranti, però, c’era anche chi non aveva nemmeno un lavoro e di certo non poteva pagare una quota mensile. Al momento rimane aperto un fascicolo contro ignoti per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.