L’allarme è stato lanciato questa mattina, poco dopo le 6:30. Un capannone di Mortara, in provincia di Pavia, che fa parte di un'azienda di recupero di rifiuti speciali, la Eredi Bertè, ha iniziato a bruciare, e già si teme il disastro ecologico.

L'ASL raccomanda di chiudere le finestre, in quanto è dato come molto probabile lo sviluppo di diossina, un agente chimico molto pericoloso per la salute che ha provocato in passato danni notevoli. Lo stesso avvertimento viene dal prefetto di Pavia, Attilio Visconti.

Si avverte la popolazione di stare in casa: rischio evacuazione

I Vigili del fuoco di Milano e del Piemonte sono arrivati sul posto per domare le fiamme: al momento risultano ben 12 squadre al lavoro. La grossa nuvola nera di fumo che si è innalzata nel cielo sopra i tetti di Mortara, centro della Lomellina, è visibile in un raggio di 15 km.

I comuni di San Giorgio, Cilavegna, Gravellona, Albonese, Castello d'Agogna, Tromello ed altre frazioni, così come la stessa Vigevano, sono stati avvertiti affinché la popolazione stia in casa con porte e finestre chiuse. Dovrebbe arrivare anche un elicottero per contribuire allo spegnimento dell'incendio, poiché la pressione dell'acqua sarebbe troppo bassa, impedendo ai vigili del fuoco di spegnere le fiamme.

Si parla anche di rischio evacuazione degli stabilimenti nei pressi della zona industriale dove si è verificato l'incendio, poiché potrebbe esserci pericolo di intossicazione.

Pericolo diossina, lo spettro Seveso

La diossina, purtroppo, è il pericolo maggiore in questi casi. Il 10 luglio 1976, nell'azienda Icmesa di Meda, nel milanese, la fuoriuscita e la dispersione di una nube di diossina TCDD investì una vasta area di terreni dei comuni limitrofi, in particolare quelli del Seveso.

Il veleno, una delle sostanze più tossiche in assoluto, andò a colpire la popolazione e l'ambiente circostante. Secondo una classifica del 2010, l'incidente è all'ottavo posto tra i disastri ambientali della storia, mentre il sito americano CBS ha inserito il drammatico evento tra le 12 peggiori catastrofi ambientali del pianeta.

Il disastro portò all'emanazione della direttiva europea 82/501/CEE nota anche come Direttiva Seveso.

Per decontaminare il terreno ci fu bisogno di anni e procedure molto complicate. Intanto fu rimosso il primo strato di terreno, e successivamente vennero create due vasche di contenimento nelle quali fu fatto confluire tutto ciò che era presente nella zona più colpita, il terreno rimosso e anche i vari macchinari utilizzati per lo sgombero. Al di sopra di queste due vasche sorse il Parco naturale Bosco delle Querce, oggi visitabile e testimonianza di quel terribile evento.