«Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano». Intrise come sono di un triste quanto vetusto e radicato pregiudizio, che guarda all’Italia come la patria della menzogna, dell’inefficienza e del paradosso, sono queste le parole pronunciate, come riporta LaStampa.it, dall’ex-docente di diritto tributario Pasquale Russo, al centro, fra gli altri, della bufera scoppiata a partire dalle rivelazioni dell’inchiesta che ha toccato il dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Firenze.

Una “nuova cupola”

Inchiesta, questa coordinata dal procuratore capo di Firenze Giuseppe Creazzo e dai pm Luca Turco e Paolo Barlucchi, che ha prodotto l’ordinanza di 172 pagine firmate dal gip fiorentino Antonio Pezzuti, con la quale si sono rivelate le tinte fosche del quadro che raffigura l’assegnazione delle cattedre all’interno del dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Firenze, e in altri atenei italiani.

Cattedre che, è questa l’ipotesi dell’ordinanza, sarebbero state “spartite” senza alcun rispetto delle procedure concorsuali. Fra gli indagati dalla procura fiorentina, vi è il nome illustre dell’ex-ministro dell’Economia del governo Dini e del Commercio con l’Estero dell’esecutivo Prodi, nonché docente universitario, Augusto Fantozzi. Il quale, nelle intercettazioni in mano alla procura di Firenze, ha definito il sistema di assegnazione delle cattedre, come riporta LaStampa.it, «una nuova cupola».

I dettagli dell’inchiesta

L’inchiesta ha avuto inizio precisamente il 21 marzo 2013, quando il tributarista anglo-italiano Philip Laroma Jezzi, autore di 193 pubblicazioni, che nel 2012 aveva presentato domanda di abilitazione scientifica come professore associato ed ordinario di diritto tributario all’Università di Firenze, viene convocato nello studio privato dell’ex-docente Russo.

Il quale ha invitato Laroma Jezzi a ritirarsi dal concorso, perché i vincitori sarebbero già stati designati. In particolare, quando - si legge dalle carte delle intercettazioni, iniziate in seguito alla denuncia dello stesso Laroma Jezzi, intercettazioni arricchitesi anche della registrazione del colloquio avuto dal tributarista con Russo - il candidato all’abilitazione per l’insegnamento di diritto tributario ha risposto all’ex-docente che avrebbe fatto ricorso, così, scrive LaRepubblica.it, ha replicato Russo: «Tu non puoi non accettare.

Che fai, ricorso? Però così ti giochi la carriera. Smetti di fare l’inglese e fai l’italiano. È stata fatta una lista e tu non ci sei». E per giustificare le sue azioni, continua LaStampa.it, così ha spiegato l’ex-docente: «Anche io mi sono piegato [...] a certi baratti per poter mandare avanti i miei allievi. [...] La logica universitaria è questa [...] è un mondo di merda [...] quindi purtroppo un do tu des».

Vari docenti già ai domiciliari

Ed è in seguito a questa denuncia, all’audio di questa conversazione, che sono iniziate le indagini della procura di Firenze, la quale, in anni di intercettazioni, ha svelato, a poco a poco, come l’Associazione italiana professori diritto tributario da una parte, e la Società studiosi diritto tributario, dall’altra, “pilotassero”, insieme a Fantozzi, Guglielmo Fransoni, Giuseppe Zizzo, Fabrizio Amatucci, Giuseppe Maria Cipolla, Adriano Di Pietro, Valerio Ficari, Alessandro Giovannini - tutti docenti di diritto tributario ora agli arresti domiciliari - gli esiti dei concorsi per l’assegnazione delle cattedre di diritto tributario in varie università italiane. Un sistema che, precisano gli inquirenti, mirava insomma a «costituire le condizioni per far conseguire, in assenza di reale concorrenza, ai propri allievi e o associati i posti di professore ordinario o associato che sarebbero stati successivamente banditi dalle varie università in sede locale per partecipare ai quali costituiva requisito necessario la relativa abilitazione in prima o seconda fascia».