Le parole che non ti aspetti, specie se arrivano dal Rodong Sinmun, organo di stampa ufficiale del Partito dei Lavoratori della Repubblica Popolare Democratica di Corea. Considerato che il punto di riferimento politico è unico, sono le parole di Kim Jong-un. Dopo aver minacciato gli Stati Uniti di possibili attacchi nucleari (non che da Washington siano stati più teneri, ndr) e, secondo fonti di intelligence USA, aver dato ordine di costruire nuovi mezzi per la diversificazione del potenziale missilistico, ci sarebbe per la prima volta un'apertura verso gli Stati Uniti.

In realtà non c'è bisogno di leggere tra le righe per capire che Pyongyang detta comunque le sue condizioni. Il punto cardine è quello contestato dalla Casa Bianca e, pertanto, i margini di dialogo sono ancora piuttosto scarni. Ma la stampa del regime nordcoreano usa per la prima volta termini come "coesistenza pacifica", si tratta comunque di un tono meno aggressivo. Di contro, vengono lanciate pesanti accuse alla Cina, lo storico alleato economico e militare, ed anche alla Russia, l'unica tra le superpotenze con cui Pyongyang intrattiene attive relazioni diplomatiche. Facile presupporre che il recente irrigidimento di Mosca nei confronti del piccolo Stato comunista possa essere uno dei motivi che ha spinto Kim ad abbassare momentaneamente i toni.

L'articolo del Rodong Sinmun

Dunque, almeno per una volta, non ci sono proclami di un'imminente apocalisse nucleare su quella che, più di ogni altro media a disposizione del regime nordcoreano, rappresenta la voce del comitato centrale dei Partito dei Lavoratori presieduto da Kim Jong-un. Si parte da quella che il regime nordcoreano considera una constatazione di fatto.

"Il motivo del confronto nucleare tra la Corea del Nord e gli Stati uniti sta nella politica ostile da parte americana nei confronti del nostro Paese. Pertanto, gli Stati Uniti ci riconoscano come potenza nucleare. Da qui cercheremo di trovare soluzioni per una coesistenza pacifica". Parole che sono state riportate anche dall'agenzia di stampa sudcoreana Yonhap e che, secondo quest'ultima, non vanno lette come un'imposizione, ma semplicemente come una raccomandazione".

Le accuse a Cina e Russia

La posizione della Cina in merito all'inasprimento delle sanzioni ONU verso la Corea del Nord è noto da tempo. Pechino le ha sottoscritte e le sostiene. Dopo qualche tentennamento iniziale, anche il Cremlino ha deciso di seguire questa strada. Il presidente Vladimir Putin ha infatti firmato un decreto con il quale mette in atto una serie di sanzioni verso la Corea del Nord. Tra queste anche la sospensione della cooperazione tecnico-scientifica tra i due Paesi. Da Mosca è stato comunque precisato che gli attuali progetti in atto non saranno 'tagliati', semplicemente non ci saranno nuove iniziative congiunte in tal senso. Amara la risposta di Pyongyang, contenuta sempre nel citato articolo del Rodong Sinmun.

"Ci sono potenze che agiscono in maniera parallela agli Stati Uniti ed hanno lo scopo di mantenere l'ordine globale attorno alle potenze nucleari". Il riferimento è chiaramente a russi e cinesi.

Putin: 'Basta con la retorica bellica'

La crisi coreana, tra l'altro, è stato uno tra gli argomenti toccati dallo stesso Vladimir Putin a Sochi, nel corso del suo intervento al Forum Internazionale 'Valdai Club' sul tema 'Il mondo del futuro: attraverso lo scontro verso l'armonia'. "In questa crisi - ha detto il presidente russo - il nostro è un ruolo di mediazione. In passato siamo stati promotori di diversi progetti congiunti tra le due Coree. Crediamo sia necessario dire basta alla retorica bellica: in passato eravamo riusciti a fare passi in avanti, raggiungendo anche lo stop al programma nucleare nordcoreano.

Ma gli Stati Uniti che temevano il non rispetto degli accordi, imposero nuove limitazioni facendo saltare tutto (quello che potrebbe accadere con l'Iran, ndr). Ma se allora si riuscì a trovare un'intesa, non vedo perché oggi non si possa fare lo stesso".