Era stata Alyssa Milano, co-protagonista del telefilm Streghe assieme a Rose McGowan, volto simbolo della caduta del muro del silenzio per troppi anni eretto intorno al regista Harvey Weinstein, a dare inizio alla campagna antiviolenza con l'hashtag #MeToo, invitando tutte le donne che si sono viste costrette a subire una sorte simile a fare lo stesso.

#quellavoltache

In Italia è la giornalista, scrittrice e conduttrice radiofonica Giulia Blasi a dare il via ad un movimento simile, nato come slancio solidale nei confronti di Asia Argento che, dopo aver raccontato gli eventi che la videro subire un rapporto orale dal produttore americano quando aveva appena 21 anni, è divenuta bersaglio di polemiche, accuse ed insulti.

#quellavoltache dà nome alla racconta delle esperienze di molestie, abusi e violenze patiti da chi, nel condividere la propria esperienza, vuole denunciare un sistema perverso nel quale Weinstein potrebbe non essere il caso limite.

Il silenzio di Michele Placido

A cogliere l'invito è la Argento stessa, che con un tweet rivela di quando, a 16 anni, un regista le mostrò le sue parti intime in una roulotte mentre discutevano della parte. Il periodo corrisponderebbe a quando la giovanissima figlia del maestro del brivido interpretava il personaggio dell'introversa Simona ne Le amiche del cuore di Michele Placido, che compare nella pellicola nelle vesti del padre molestatore. Il regista non ha voluto rilasciare dichiarazioni fuggendo dai microfoni de Le Iene, trincerandosi dietro un silenzio che potrebbe, ancora una volta, avere risvolti avvilenti.

Le Iene hanno voluto poi riprendere l'hashtag iniziato da Giulia Blasi dando voce alle attrici italiane che hanno deciso di raccontare #quellavoltache sono state costrette a fare i conti con richieste incalzanti e pressioni fisiche e psicologiche da parte di registi e produttori che, facendo perno sui loro sogni e le ambizioni, hanno tentato di indurle ad una condizione di sudditanza.

A emergere è, ancora una volta, l'ombra dell'«orco di Miramax». La vittima, questa volta, è l'attrice napoletana Giovanna Rei, caduta nella ragnatela di lusinghe di Weinstein che nel proporle il ruolo da protagonista del celebre film del 2000 "Chocolat", con Johnny Deep, interpretato poi dal premio Oscar Juliette Binoche, si vide propinarsi l'ormai topica richiesta di massaggio ed i tentativi di approccio bruscamente respinti.

Non cambiano molto scenari e situazioni quando a parlare sono Giorgia Ferrero, Tea Falco, Serena Bruni e Chiara, giovane attrice rimasta anonima, molestate da note personalità del cinema italiano. Inviti inaspettati, complimenti incoraggianti, uffici che si rivelano residenze private, provini che si trasformano in pretese di compiacimento di qualunque voglia.

Tutte hanno conosciuto la brutalità che segue all'abuso di potere e la vile strumentalizzazione delle aspettative. Mani infilate nei pantaloni, palpeggiamenti indesiderati, masturbazioni davanti agli occhi atterriti di chi, per un attimo, ha visto il sogno di una carriera realizzarsi di fronte ad un volto importante ed improvvisamente disponibile, pronto a diventare un angelo custode in cambio di sottomissione.

L'interprete teatrale Giorgia Ferrero offre la prova delle conversazioni con un regista napoletano celebre e pluripremiato, che rivelano le progressive ed incalzanti richieste di foto sempre più esplicite, culminate poi nel rifiuto. Un compendio di testimonianze che rivelano di come il sistema fatto di abusi e deliri di onnipotenza non prolifichi solo oltreoceano e che, purtroppo, il cinema nostrano è popolato da tanti Weinstein.