Elena e Maria Chiara sono due sorelle di 21 e 26 anni originarie di Senigallia. Le due ragazze hanno scelto di scrivere una lettera al premier Paolo gentiloni per spiegare quanto sia difficile raggiungere un sufficiente grado di indipendenza per chi, come loro, utilizza una carrozzina. Elena ha dichiarato di avere intenzione di far conoscere il più possibile una realtà della quale i media non si interessano e che lei e la sorella combattono su più fronti per veder riconosciuta la propria libertà.

Due sorelle combattive

Dopo aver frequentato le scuole superiori nel loro paese di origine, le giovani hanno studiato a Londra e hanno anche aperto un blog, chiamato 'Witty Wheels, two sisters in wheelchairs'.

Poco più di un anno fa, lo sfogo di Elena sui social network nei riguardi della compagnia Ryanair, rea di non aver imbarcato la sua carrozzina, divenne virale e la lotta delle due ragazze non si è più arrestata. L'ultimo atto in ordine di tempo arriva proprio con questa lettera, rivolta alla quarta carica dello Stato.

La lettera a Gentiloni

Dopo il decisamente simpatico esordio: 'Caro Presidente del Consiglio e cari Ministri, come butta?', Elena e Maria Chiara spiegano come per effettuare tutte le più elementari attività quotidiane necessitino dell'aiuto di assistenti personali, che rappresentano le loro braccia e le loro gambe. Tali collaboratrici vengono pagate mediante i fondi dello Stato, l'ammontare dei quali viene definito dalle due sorelle assolutamente ridicolo e dai grandissimi sforzi economici sostenuti dalla famiglia.

Quando i parenti non potranno più permettersi determinate spese, le giovani vedranno pesantemente minata la loro libertà personale, ritrovandosi in grande difficoltà anche solo per uscire di casa. Molto forti le parole che si possono leggere nella lettera: 'La tragedia non è il non essere autosufficienti: la tragedia è vivere in un paese che pensa di essere ancora nel Medioevo'.

Maria Chiara ed Elena, poi, invitano Gentiloni e i suoi ministri ad applicare tutte le norme, tanto quelle del nostro ordinamento, quanto quelle del diritto internazionale, affinché le persone con disabilità possano ricevere un'adeguata tutela, sostenendo di avere tante ambizioni e aspirazioni che non hanno la minima intenzione di lasciar perdere.

Le due sorelle chiudono lo scritto dichiarando di essere pronte a scendere in piazza qualora la situazione non dovesse subire un cambiamento significativo nel giro di poco tempo. La loro determinazione riuscirà a portare un risultato soddisfacente?