Sembra di essere catapultati tra le pagine di un macabro racconto di Stevenson, eppure non siamo nell'Inghilterra di fine '800 ma è l'odierna Castel Volturno, nel casertano, a fare da sfondo alle terribili vicende che vedono come protagonista un nigeriano cinquantunenne, conosciuto nel giro della prostituzione come «Doctor».

L'arresto

Friday Ewunoragbon, arrestato dai carabinieri della Compagnia di Mondragone, coordinati dal pm della Procura di Santa Maria Capua Vetere Mariangela Condello, era "specializzato" nel praticare aborti clandestini sulle giovani prostitute, che a causa dello stato interessante rischiavano di non rappresentare più una fonte di profitto.

La parcella del dottor Friday variava pattuita a seconda delle modalità di intervento, più o meno dispendiose di tempo ed energia, in relazione a quanto avanzata fosse la gravidanza, a partire da 300,00 euro in caso di poche settimane fino a 2500,00 euro se si superava la soglia dei tre mesi.

L'operazione

Le ragazze, costrette a prostituirsi sul litorale domizio, venivano sottoposte a pratiche disumane finalizzate ad indurre l'interruzione mediante la somministrazione di sostanze capaci di causare violente emorragie e, dunque, l'aborto.

Come pratica post-operatoria, si evince dalle intercettazioni che hanno portato all'arresto, veniva prescritta una "doccia calda", con la raccomandazione di non sporcare le lenzuola e nascondere il feto, espulso a seguito delle agghiaccianti manovre, in una busta.

La segregazione delle ragazze costrette ad abortire contro la propria volontà

Al momento dell'arresto, sono state ritrovate segregate due giovani donne nigeriane in pessime condizioni di salute nell'abitazione di Friday, che adesso dovrà rispondere anche di sequestro di persona.

Da ulteriori indagini è emerso che il raggio d'azione dell'uomo non si limitava al territorio di Castel Volturno dal momento che era stato chiamato ad intervenire anche su prostitute provenienti dalla capitale.

Il caso del «dottor Friday» resta solo uno dei tanti, indicibili, scenari allestiti dal racket della prostituzione che non sempre riescono ad emergere e dentro i quali celano le condizioni disumane che ragazze spesso giovanissime si vedono obbligate a subire contro la propria volontà, come si riscontra dai racconti delle "pazienti" del macellaio di fiducia della Domiziana.